La chiusura dei bar, poi la riapertura ma solo con tavolini esterni ben distanziati.
Il rito mattutino del caffè all’epoca del coronavirus.
Bere un caffè prima di iniziare una giornata di lavoro, è un’abitudine quotidiana.
Però quando mancano i soldi per potersi concedere i piccoli piaceri, che fare?
A questo risponde una tradizione che risale all’Ottocento e procede poi per alcuni decenni nel Novecento.
L’inventiva degli avveduti ambulanti che proponevano “El Caffè del ginoeucc”.
Potevano spendere solo poche monete quegli uomini avvezzi alla fatica, che lavoravano duro e che volevano bere un caffè bollente che li avrebbe aiutati a scaldarsi alle 5 del mattino, che quando fa freddo a Milano è freddo davvero.
E così il carretto stava fermo in piazza del Duomo o in piazza della Scala per i vetturini, e davanti alla Stazione Centrale per gli operai e i muratori che arrivavano in città all’alba.
Certo non si poteva pretendere alta qualità. Era ricavato dai fondi di caffè recuperati in vari locali, fatto bollire in acqua e spillato, e tutto l’armamentario era posizionato sul carretto.
Perché “Caffè del ginoeucc”? Due versioni.
Perché il carretto arrivava all’altezza delle ginocchia oppure perché per sorseggiarlo gli avventori si accomodavano sul gradino dei marciapiedi tenendo la tazzina in bilico sulle ginocchia.
Le tazzine. Già, poche per tanti avventori, ma era sufficiente sciacquarle nell’acqua fredda di un catino, altro elemento indispensabile all’attività.
E per l’igiene era abbastanza.