E’ domenica mattina e la trattoria Melgasciada (attuale area Mac Mahon
– Musocco) – che deve il suo nome ai campi di granoturco circostanti,
la stoppia del granoturco si chiama “melgasc” in dialetto – è già piena di
avventori. Un bicchiere di vino e soprattutto il racconto del cantastorie.
Racconto parlato perché il cantastorie della Merlasciada non sa cantare,
non sa suonare, e allora parla e colora la sua narrazione con gesti che
evocano gli episodi cruenti dipinti sulle pareti della trattoria. In una decina
di affreschi sono state immortalate le gesta di due banditi vissuti nel tempo
in cui c’era ancora il bosco lì intorno, il bosco della Merlata.
E il cantastorie illustra le immagini e racconta, racconta…
“In questo punto preciso della città non e ‘erano come ci sono oggi questi bei campi di granoturco. Niente affatto signori, e ‘era un bosco. Lo vedete? Un bosco da far paura. Alberi dai tronchi possenti, che ci volevano tre uomini per abbracciarli, con rami nodosi, alti verso il cielo, alberi e rami neri nella notte nera. E nell’oscurità, i rumori degli animali, il sibilo del vento. Alcuni, coraggiosi o incoscienti, lo attraversavano il bosco di notte. Per necessità estrema o per sprezzo della paura. Ma sia gli uni sia gli altri, erano attesi. Già, e ‘era chi ned ‘oscurità se ne stava acquattato per meglio sorprendere gli sventurati. Due briganti: Giacomo Legorino e Battista Scorbino, feroci capi di una banda di ottanta uomini. Si, signori, ottanta uomini pronti a tutto pur di rubare, depredare le altrui ricchezze. Il bosco della Merlata diventa in quel tempo spieiato, il bosco della paura. Vedete signori? Pugnalati gentiluomini a cui viene strappata la, borsa delle monete d’oro, scaraventate giù dalla carrozza graziose dame subito derubate di anelli e collane, e alle loro urla disperate, schiaffeggiate, strappate le loro vestì. Poi vìa, la fuga a cavallo sino al limitare del bosco dove la banda aveva i suoi nascondigli, una fitta rete di cunìcoli sotto il bosco, fino ad arrivare a una specie di grotta molto, molto vasta, dove vivevano delle loro razzie e dove nascondevano i molti tesori di cui si erano appropriati con la violenza. Ma bisogna dire il vero, avevano anche un cuore generoso i banditi: infatti, come potete vedere, dividevano il bottino in parti uguali con gli abitanti più poveri della zona; e allora le madri potevano comperare da mangiare ai loro bambini, gli uomini e le donne potevano avere panni caldi per affrontare l’inverno anziché tremare nei loro laceri stracci. Dio li benedica, i due banditi dal cuore d’oro! Ma e ‘è una giustizia terrena alla quale si deve rispondere. Giacomo Legorino e Battista Scorbino vengono arrestati e torturati, e alla fine confessano. E ‘ vero, sono proprio loro i capi della banda, in ottanta hanno commesso trecento omicidi. Trecento omicidi? Signori, la tortura fa aumentare i propri peccati. I due briganti saranno messi al rogo in località Cagnola nell’anno 1566. Ma vedete, signori? Qualcuno piange per loro, qualcuno li ricorda nelle orazioni; è la povera gente della zona. E così finisce la triste storia dei due fuorilegge che rubavano ai ricchi per dare ai poveri. E al povero cantastorie, che con benevolenza avete ascoltato, vorrete ora dare un sorso di buon vino. “