17 formelle per 17 vittime.
Sono state posate in Piazza Fontana; e un’altra accanto a queste con la tragica data di quel pomeriggio di morte e di orrore
12 dicembre 1969, lo Stemma del Comune di Milano e la scritta
“Ordigno collocato dal gruppo terroristico di estrema destra Ordine Nuovo”
Non è necessario specificare, da quel giorno lontano che colpì Milano al cuore, Piazza Fontana continua a significare la tremenda orda d’urto dell’ordigno che ha prodotto una voragine nel pavimento del grande salone centrale della Banca Nazionale dell’Agricoltura e che ha scagliato attorno corpi straziati, 17 morti e 88 feriti. Coloro che erano in banca per lavoro, per definire affari, agricoltori che erano arrivati dalla provincia per le loro contrattazioni.
Un pomeriggio di normale quotidianità.
L’esplosione alle 16,37, una bomba di 7 chili di tritolo genera l’inferno, stronca vite, incide per sempre le carni dei feriti, avvolge di buio e di dolore le esistenze dei loro familiari.
La Commissione Stragi scrisse nella relazione “Accordi collusivi con apparati istituzionali”
Cinquant’anni dopo nessun colpevole, nessuna condanna. La verità mai raggiunta.
Come recita il titolo del libro scritto da uno dei sopravvissuti
“Piazza Fontana. Nessuno è Stato”.