LA SCALA E L’ARRIVO DI ARTURO TOSCANINI
Buon Compleanno, Maestro
(25 marzo 1867 – 16 gennaio 1957)
La pesante criticità della situazione economica del 1897 travolge anche il Teatro alla Scala.
Con la delibera del Consiglio Comunale si respinge il concorso municipale e si arriva alla chiusura del Teatro più importante del mondo e delle annesse Scuole di Canto e di Ballo con un conseguente gravissimo danno artistico naturalmente, ma anche economico viste tutte le realtà professionali e artigiane che gravitano attorno al fulcro scaligero.
Il 26 dicembre, giorno della tradizionale apertura, un cartello listato a lutto comunica che non ci sarebbe stata la stagione 1987/98.
“Chiuso per la morte del sentimento dell’arte, del decoro cittadino, del buon senso”.
Le casse comunali languono, lo Stato è ancor più in ristrettezze, pesante crisi economica, agitazioni sociali e ai tumulti il Governo risponde con l’intervento della polizia. Nel maggio ’98 Milano conterà 100 morti a causa del comandante generale Bava Beccaris e del suo scellerato ordine di sparare sulla folla, azione per la quale il re Umberto I lo nominerà senatore; gesto infausto per il sovrano, sarà infatti il motivo scatenante del regicidio di Monza.
Ma, tornando alla Scala, si profila l’intervento salvifico del duca Guido Visconti di Modrone. Presidente della Banca Lombarda, proprietario di stabilimenti per la tessitura del cotone, di numerosi appezzamenti di terre e coltivazioni, diviso fra Milano e la sua splendida Villa Olmo a Como, il duca si propone come presidente di una “Società Anonima per l’esercizio del Teatro alla Scala” per una gestione triennale del Teatro, senza scopo di lucro e disposto nel nome del suo mecenatismo a perdere centomila lire l’anno.
Qualche incertezza da parte del consiglio comunale, infine il sindaco Vigoni dichiara accettata la convenzione. Il duca che rappresenta il meglio dell’evoluta nobiltà milanese e ha una notevolissima solidità finanziaria, però non capisce molto di musica quindi chiama al suo fianco Arrigo Boito, librettista di Giuseppe Verdi.
E sceglie poi anche il direttore. Che arriva preceduto dalla sua fama già riconosciuta, dalla sua autorevolezza in forza della quale detta condizioni e ottiene poteri mai ottenuti da nessun direttore d’orchestra.
Carattere inflessibile, Arturo Toscanini entra alla Scala come responsabile assoluto di tutte le funzioni artistiche: formazione dell’orchestra, delle compagnie di canto, dei cori, delle scelte scenografiche, del numero delle prove e delle recite. Sarà lui che cambierà la fisionomia della Scala anche per quando attiene ai comportamenti del pubblico. Irrinunciabili le modifiche che impone: nessun taglio alle Opere, che appartengono ai compositori e quindi vanno ascoltate nella loro integrità, il pubblico deve imparare ad ascoltare anche le parti più difficili; non si entra alla Scala per chiacchierare ma per ascoltare la musica e il canto in assoluto silenzio, quindi per ottenere la rigorosa attenzione le luci in sala saranno spente, illuminato solo il palcoscenico; le signore si devono togliere gli ingombranti cappelli che impediscono la visione a chi è seduto dietro; la puntualità è un dovere, nessuno sarà ammesso in sala a spettacolo già iniziato. I bis? Niente affatto, non è consentito compiacere il pubblico o la vanità dei cantanti. Solo due persone vanno rispettate: il compositore e il direttore d’orchestra suo fedele esecutore. Detto questo, non c’è da stupirsi se fra orchestrali e cantanti, in diversi rifiuteranno le proposte del Teatro e qualcuno lascerà anche a contratto già firmato, persino Enrico Caruso si dirà disposto a restituire l’anticipo! Severità assoluta e dedizione alla musica, questa la legge di Toscanini al punto che, se insoddisfatto, rinuncia a portare in scena l’Opera in cartellone.
Inizia così al Teatro alla Scala l’era del Maestro Toscanini il despota, l’insopportabile dittatore.
Per la prima del Falstaff Giulio Ricordi non lesinerà giudizi al veleno:
“…E’ innegabile la rigidezza nell’interpretazione, grande maestria universalmente riconosciuta per Toscanini certo, ma sono preferibili le interpretazioni fluide, morbide, melodiche della nostra arte italiana. Queste interpretazioni seppure matematicamente esatte, vi portano invece una dose intollerabile di fiele.”
Arturo Toscanini, inarrivabile direttore d’orchestra, e da sempre e per sempre una leggenda.
E ovunque si trovi, buon compleanno Maestro!
Giovanna Ferrante

Arturo Toscanini – Credit Photo: Wikipedia.it