Battezzata con un numero infinito di nomi: Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Clotilde Camilla Giulia Margherita.
Figlia del marchese Girolamo Trivulzio e di Vittoria, del casato dei marchesi Gherardini.
Quando la bambina compie 4 anni, il padre muore e dopo poco la madre si risposa con Alessandro Visconti d’Aragona; sarà lui, un fervente patriota, ad indirizzarla verso i valori profondi e il patriottismo che ne caratterizzerà la vita.
Ma non abbandona l’attività politica, viaggia per tutta Italia per incontrare i maggiori esponenti del Risorgimento. E’ a Napoli quando apprende delle 5 giornate di Milano dove arriverà portando rinforzi alla testa della “Divisione Belgiojoso” con 200 volontari napoletani; la troviamo poi a Venezia dove incontra Daniele Manin; di nuovo in prima linea per sostenere l’insurrezione romana.
E a Roma organizza ospedali, si offre come infermiera per l’assistenza ai feriti dei moti del 1849; in tale situazione gli infermieri a disposizione non bastano, Cristina riesce a convincere un buon numero di signore borghesi perché facciano la loro parte, alle quali affianca tutte le prostitute che riesce ad assoldare. Sarà proprio lei ad assistere il giovanissimo Goffredo Mameli che morirà fra le sue braccia.
In seguito verranno gli anni dei suoi molti viaggi, Siria, Libano, Palestina che racconterà in molti articoli, smontando il mito dell’Oriente fastoso e opulento e mettendo in risalto la miseria diffusa, l’abbruttimento delle donne considerate l’ultimo anello della catena, abbandonate nell’ignoranza, nella fatica, nella paura.
Al ritorno, amareggiata e delusa da quello che considera il tradimento degli ideali da parte di Napoleone III, lascia di nuovo l’Italia e si trasferisce in Turchia. Ma non è vinta.
In un piccolo villaggio in una valle in Cappadocia, memore dei risultati ottenuti a Locate, organizza una azienda agricola, una scuola, avvia una struttura moderna che diventerà economicamente florida.
Ma quel giorno…
Un uomo che lavora nella tenuta ha una relazione con l’istitutrice inglese di Maria, la figlia di Cristina. Discussione fra i due e lui la schiaffeggia con violenza. La Belgiojoso interviene in difesa della donna e lo rimprovera aspramente; l’uomo risponde colpendola con 5 coltellate, non mortali, che però la lasciano molto debilitata.
Anno 1856, ritorna a Milano, dove fonda un giornale “L’Italia” con l’intento di far conoscere in Europa la politica italiana, e scrive anche un saggio “Della presente condizione delle donne e del loro avvenire”.
Nel 1859 muore Emilio Barbiano di Belgiojoso, reso pazzo dalla sifilide.
Cristina Trivulzio di Belgiojoso vivrà gli ultimi 10 anni della sua vita ospite della figlia nella villa di Blevio.
Morirà nel 1871. La sepoltura a Locate.
Nessun politico presenzierà al funerale della donna che tanto aveva fatto per l’Unità d’Italia.
Giovanna Ferrante
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