GIUSEPPE VERDI A MILANO
Sta lì, all’impiedi, in piazza Buonarroti.
Di fronte alla Casa di Riposo per Musicisti, che volle far costruire per offrire un luogo di accoglienza a coloro che per la musica e per il bel canto vissero e lavorarono e ne ottennero alterne fortune, fatte di successi e di fama, seguiti da periodi di silenzio e dimenticanza; oppure altri che raggiunsero solo brevissime soddisfazioni e conseguenti fragilità economiche.
Giuseppe Verdi morì il 27 gennaio 1901.
In seguito il Comune di Milano deliberò la realizzazione di un monumento celebrativo del Maestro, promuovendo un Bando di Concorso nel 1904.
Dei 78 bozzetti pervenuti, nessuno venne ritenuto valido e di conseguenza nessuno venne accettato.
Altro Concorso nel 1905. Questa volta la giuria non ha dubbi, sceglie la proposta di Antonio Carminati che inizia a lavorare al progetto nel 1907 ma purtroppo muore improvvisamente nel 1908, ad opera ancora in fase di realizzazione. A quel punto l’incarico viene affidato al presidente della giuria, lo scultore Enrico Butti, che fu maestro di Carminati all’Accademia di Brera.
Si controlla da vicino il procedere della realizzazione, il comitato si reca a Viggiù, luogo di nascita, d’abitazione e dov’è anche lo studio dell’artista, per prendere visione dei modelli in gesso (che tuttora sono conservati presso la gipsoteca di Viggiù).
La stessa commissione che a monumento ultimato, apprezzerà la perfezione, la maestria, la riuscita e la grandiosità.
“Un passante appena più alto degli altri passanti, e che sta sempre fermo. Ma quando l’acqua viene giù a catinelle è una pena vedere il nostro padre melodico esposto al diluvio a testa nuda e senza paltò. Si vorrebbe scavalcare la ringhierina di ferro battuto, aiutare il Maestro a scendere dallo zoccolo, dargli una mano per fargli attraversare la strada, accompagnarlo sotto l’ombrello dentro la Casa di Riposo”.
(Alberto Savinio – 1944)
Giovanna Ferrante