Palazzo di Giustizia di Milano
viene edificato nel quartiere di Porta Tosa, attuale Porta Vittoria, interessando l’area che nel lontano passato era occupata dall’antico convento di S. Prassede realizzato per volontà dell’arcivescovo Carlo Borromeo.
“Allato di quegli giganteschi faggi che colà vedete verdeggiare alla sinistra mano, tenendosi nel mezzo corrente rigagnolo”
La decisione di costruire una unica vasta sede viene presa perché in Milano si utilizzavano come luoghi di giudizio, oltre al Palazzo di Giustizia che si trovava nell’attuale piazza Beccaria, i più disparati edifici: Palazzo Clerici e altri in via Sant’Antonio, piazza Missori, via Montebello, via San Damiano.
Comunque il problema insostenibile dello spazio inadeguato per le esigenze dell’apparato giudiziario, si trascina per decenni.
Bisogna arrivare al 1929 quando l’amministrazione comunale pubblica un Bando per costruire il nuovo Palazzo di Giustizia. Il podestà Giuseppe de Capitani d’Arzago richiede un’idea “semplice e severa che dovrà rispondere alla scopo cui il Palazzo è destinato, ed essere degno della città di Milano”.
11 progetti presentati, solo 3 considerati degni, ma nessuno di essi ha i requisiti richiesti.
Azzerato il Bando, con atto del 3 ottobre 1931 viene affidato il mandato all’architetto Marcello Piacentini che in quel momento è all’apice della sua carriera. Professore di urbanistica all’Università di Roma, negli anni si era dedicato a molti progetti sia in campo urbanistico che edilizio, curando l’aspetto scenografico monumentale che coniugava architettura moderna e espressioni antiche.
Il 5 febbraio del 1932 l’architetto Piacentini con il podestà di Milano presentano al Capo dello Stato il progetto definitivo del palazzo che viene approvato,
“Grandioso e razionale ad un tempo, degno quindi della Giustizia e di Milano”.
Subito dopo viene nominata un’apposita commissione presieduta dal presidente della Corte d’Appello e composta da magistrati e avvocati, incaricata di affiancare il progettista e il suo valido collaboratore architetto Rapisardi, con suggerimenti pratici circa la distribuzione dei locali per assecondare le esigenze di pratica utilità.
I lavori iniziati nel 1932 terminano nel 1940.
Risulterà essere il “più grande palazzo tra quelli costruiti dal regime con il concorso delle opere d’arte dei migliori artisti d’Italia, tali da farlo divenire un museo d’arte contemporanea”.
Questa è infatti la caratteristica preziosa del Palazzo di Giustizia milanese: ricco di opere d’arte di ogni genere, dai dipinti all’affresco al mosaico, dalla scultura in marmo a quella in bronzo, realizzate da nomi importanti fra i quali Carlo Carrà, Gino Severini, Achille Funi, Piero Marussing, Mario Sironi.
Giovanna Ferrante