MILANO NOVECENTO
Si dice “il Municipio 4”. Una parte di Milano, insomma. E invece no. O meglio, non solo. Perché il Municipio 4 è anche una parte di storia del cinema. Del cinema che di un film sa farne una espressione d’arte.
Già, proprio così, proprio qui in via Mezzofanti dove più avanti c’erano i prati e poi c’era il terrapieno della ferrovia, un sogno è diventato tangibile, palpabile, e poi quando verrà proiettato, siamo nel 1950, entrerà negli occhi della gente e li riempirà di stupore, di poesia, di meraviglia.
“Posto ideale”, fu il pensiero di Vittorio De Sica, “per allestire il set con le baracche dei barboni”.
Il titolo del suo nuovo film in lavorazione sarebbe stato Miracolo a Milano.
Firmato dall’Architetto Fiorini il progetto del set con le baracche, costo dell’affitto di tutta l’area mezzo milione di lire per cinque mesi.
I barboni sono barboni veri, arruolati al Dormitorio di via Colletta. Recitano, cioè interpretano se stessi, accanto a Emma Gramatica, Paolo Stoppa, ai ballerini del Teatro alla Scala.
Ci sarà anche un incidente, Guido Bertucci, uno degli ospiti del Dormitorio di via Colletta, verrà ricoverato all’Ospedale Cà Granda con un piede fratturato.
“Commendatore ho immenso rammarico di non poter finire la mia parte modesta nel suo film e mi dispiace di non potermi congedare personalmente”.
Un capolavoro, opera di intenso lirismo questo Miracolo a Milano.
Che trasfigura il Municipio 4, gli conferisce un’aura da fiaba, da palcoscenico di eventi sovrannaturali.
Lolotta trova un neonato sotto un cavolo, lo chiamo Totò, gli fa da madre, e quando lei muore, lui ormai giovanotto va a vivere tra i barboni della periferia.
Fra quelle baracche un giorno sgorga il petrolio, un industriale compera quel terreno e vuole far sloggiare i barboni, ma Lolotta scende dal cielo tenendo fra le mani una colomba bianca che consegna a Totò il quale grazie alla colomba compie miracoli sino a quando, in un giorno di luce, in processione tutti i poveri si innalzeranno in volo verso il regno della bontà.
Il Municipio 4 prova il fremito del meraviglioso.
Il Municipio 4 prova il fremito di essere ancora una volta protagonista della Storia.
Infatti la marcia finale composta da Alessandro Cicognini sui versi di Cesare Zavattini si imprime nella memoria collettiva tanto da diventare l’Inno di libertà degli studenti di Praga:
– Ci basta una capanna per vivere e dormir
Ci basta un po’ di terra per vivere e morir.
Dateci le scarpe le calze e anche il pan
A queste condizioni crediamo nel doman –