L’opera lirica che apre questa stagione scaligera è ambientata nel periodo della Rivoluzione Francese, protagonista il poeta Andrea Chénier.
È la più famosa fra quelle composte da Umberto Giordano, su libretto di Luigi Illica. La prima assoluta si tenne proprio al Teatro alla Scala il 28 marzo 1896, ottenendo un successo trionfale.
TRAMA
Il sipario si apre su una festa organizzata dalla Contessa di Coigny nel suo castello.
Al lavoro, fra gli altri, il servitore Gerard che da tempo coltiva il suo odio per la nobiltà, salvando dal suo vendicativo rancore solo la Contessina Maddalena perché è innamorato della giovane. Alla festa interviene anche il poeta Andrea Chénier. Al culmine della serata Gerard introduce sino al salone dove sono in corso i festeggiamenti, un gruppo di medicanti che conosce; ovviamente vengono scacciati dalla contessa, e Gerard in quell’istante decide della sua vita, si strappa la livrea, fugge da quel luogo diviso fra privilegi di classe e dolorosa servitù. Si affiancherà ai rivoluzionari fino a diventarne uno dei capi.
Passano alcuni anni e durante quel periodo Andrea Chénier riceve delle lettere da una donna che invoca il suo aiuto. E’ la Contessina Maddalena, i rivoluzionari hanno ucciso sua madre, lei stessa vive nascosta per paura ed è in assoluta miseria, aiutata solo dalla sua domestica Bersi che per sopravvivere fa la prostituta.
Una sera Andrea e Maddalena si incontrano, tra i due divampa l’amore.
Gerard, sempre innamorato di lei, li scopre e i due uomini si sfidano a duello. Sarà Gerard ad avere la peggio; ferito si ravvede e invita Andrea a fuggire in quanto ricercato dai rivoltosi, promettendogli che non rivelerà mai l’identità del suo feritore.
Fra i due però non può esserci pace. Il risentimento di Gerard alimentato com’è dalla gelosia per la donna della quale è innamorato e non corrisposto e dallo scontro sanguinario fra le classi sociali, lo portano a denunciare il poeta al Tribunale della Rivoluzione. Poi ritratterà ma senza esito: Andrea Chénier viene condannato a morte.
Maddalena, per morire accanto all’uomo che ama, si sostituisce ad una prigioniera. Sarà morte ma sarà anche estasi d’amore, il più potente dei legami.
COMPOSITORE
Umberto Giordano, nato a Foggia nel 1867, si trasferisce per studiare presso il Conservatorio di Napoli. Nel 1888 partecipa ad una competizione promossa da Sonzogno, vinta da Pietro Mascagni con Cavalleria Rusticana. Per Giordano è comunque l’occasione per mettersi in luce, infatti Sonzogno – che resterà sempre il suo editore – gli commissiona un’opera da rappresentarsi durante la stagione 1891-92.
L’opera Mala Vita, dopo il debutto al Teatro Argentina di Roma la sera del 21 febbraio 1892, verrà rappresentata a Venezia, Bologna, Milano, per poi raggiungere i palcoscenici di Vienna, Berlino, Praga, segnalandosi come interessante espressione del nascente verismo operistico.
Il compositore successivamente si stabilirà a Milano, città dove scriverà l’Andrea Chenier, e dove si sposerà con Olga Spatz figlia del proprietario del Grand Hotel et de Milano, il prestigioso albergo scelto da Giuseppe Verdi quale sua residenza. Il Maestro sarà insolitamente benevolo e prodigo di consigli e suggerimenti nei confronti del giovane compositore, che si legherà con sincera amicizia anche al Maestro Victor de Sabata.
Seguiranno altre opere. Da ricordare il successo di Fedora, più volte portata in circuiti internazionali e, seppure meno riproposta, Madame Sans-Gene che venne rappresentata al Metropolitan di New York con la direzione del Maestro Arturo Toscanini.
Giordano affiancherà alle opere liriche anche la produzione di diverse sinfonie.
Morirà a Milano nella sua casa di Via Durini, il 12 novembre 1848; tumulato al Cimitero Monumentale, il suo nome iscritto al Famedio.