“Il mio sangue balzò più forte quando le mie labbra inventarono la parola e la pronunciarono ad alta voce: FUTURISMO! Era la giovane bandiera rinnovatrice antitradizionale eroica dinamica, che si doveva innalzare sulle rovine del passatismo”.
Il primo grande fenomeno d’avanguardia europea ha la sua data d’inizio nel 1909, con il Manifesto stilato da Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato su Le Figarò.
“La letteratura esaltò fino ad oggi
l’immobilità penosa, l’estasi e il sonno.
Noi vogliamo esaltare il movimento
aggressivo, l’insonnia febbrile. il passo
di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il
pugno.”“Noi affermiamo che la magnificenza del
mondo si è arricchita di una bellezza
nuova: la bellezza della velocità.”“Noi canteremo le locomotive dall’ampio
petto, il volo scivolante degli areoplani.
Lanciamo questo Manifesto di
violenza travolgente e incendiaria col quale
fondiamo oggi il Futurismo.”
Marinetti era nato ad Alessandria d’Egitto il 22 dicembre 1876, dove la famiglia si era trasferita per ragioni legate alla professione del padre Enrico, avvocato civilista.
Filippo Tommaso si trasferirà poi a Parigi per gli studi secondari e successivamente per frequentare l’Università.
I Marinetti rientreranno dopo una ventina d’anni in Italia, a Milano. La notevole fortuna professionale del padre consentirà alla famiglia di prendere casa in via Senato, un vasto lussuoso appartamento che si affaccia all’angolo con corso Venezia.
Il 15 febbraio 1910 Marinetti, il trentaquattrenne scapolo d’oro del quale molto si vocifera, organizza la prima Serata Futurista al Teatro Lirico. Accorre l’alta società milanese. Dopo una lunga attesa, notevolmente in ritardo, eccolo finalmente: si presenta sul palcoscenico elegante nel suo smoking, i baffi all’insù, oratore dalla magnifica eloquenza, irruente, straripante. Si comincia: “I Futuristi lanciano la sfida fino alle stelle!” Fra applausi e fischi, la serata si trasforma in rissa, interviene il Questore, in Galleria proseguiranno gli scontri.
Sarà l’appartamento di via Senato a diventare il centro nevralgico dell’attività dei futuristi e dell’inizio della conquista del mondo letterario, ogni serata organizzata dal padrone di casa – i genitori sono deceduti anni prima – è sempre un’esperienza spettacolare. Ospiti anche Mata Hari che danzerà nuda, e Isadora Duncan che gli chiederà di sposarla. Lui rifiuterà decisamente “Il matrimonio è il purgatorio di tutti i temperamenti rigogliosi e potenti”. Però poi si sposerà nel 1923 con Benedetta Cappa – più giovane di lui di ben 23 anni – “mia uguale, non mia discepola”. Avranno tre figlie: Vittoria, Ala, Luce.
Mentre la vita di Filippo Tommaso Marinetti proseguirà nel nome del Futurismo, fra letteratura, poesia, pittura, sperimentazione per il teatro e il cinematografo “modernissima complicatissima vantaggiosissima capacità espressiva”.
Oltre all’aviazione. Durante la Settimana d’Aviazione – iniziativa dell’Ingegner Forlanini presso il nuovo campo di Taliedo – Marinetti prende posto su un velivolo e si alza in volo al grido “Finalmente uno scrittoio adatto alla ispirazione spaziale! Il futuro furoreggia!”