La notizia del decesso di Philippe Daverio mi riporta alla memoria gli incontri avuti con lui.
Casuali, quelli a Palazzo Marino in occasioni di eventi o premi.
Voluto, da parte mia, per seguire una sua presentazione artistica diversi anni fa presso un castello nella bergamasca.
Affascinante la sua conversazione, enorme la sua cultura; su tutto questo giganteggiava la sua straordinaria capacità di rendere comprensibili e vicini l’arte e gli artisti magistrali d’ogni epoca.
Oggi ricordo soprattutto una conversazione, meglio dire un suo appassionante monologo.
Un giorno ci eravamo incontrati inaspettatamente, per impegni diversi, in un caffè nei pressi del Teatro alla Scala. Dopo i saluti non saprei dire cosa avesse aperto le porte a quell’argomento, ma non posso dimenticare la magia del suo parlarmi di Monet. Citandolo come il “signor Monet” quasi fosse un vicino di casa, raccontando della sua pittura e della sua vita quotidiana, lo rese artista, uomo, compagno di strada, in questa nostra esistenza fatta di tasselli che appartengono a noi stessi e agli altrui diversi talenti, diversi caratteri, diverse esperienze.
Non più di un quarto d’ora, forse. Il tempo di capire, da parte mia, cosa rendeva unico Philippe Daverio. Saper trasmettere la cultura attraverso il racconto piano e suggestivo della vita di una persona accanto al genio di un artista.
Affinché altre persone potessero conosce quell’artista, apprezzarlo, impreziosire il proprio bagaglio non mediante nozioni didattiche e fumose, piuttosto attraverso una vita raccontata ad altre vite.
Grazie per il patrimonio che ci hai offerto.
Con nostalgia.
Giovanna