“Vincenzo Monti come poeta non è mai stato un granché, ma via Vincenzo Monti è la via in cui idealmente si congiungono la vita e la morte.
La vita è rappresentata dai bar in cui stazionano le modelle americane dalle gambe di fenicottero affamate di copertine e di cappuccini.
La morte è nella sobrietà di via Vincenzo Monti; case d’epoca, una caserma e una teoria di alberi che farebbero da nobile spalla a qualsiasi funerale.
Via Vincenzo Monti è un po’ così: il punto d’incontro fra Eros e Thanatos.”
“Le quattro del pomeriggio sono un’ora strana.
Via Torino era piena di gente di tutte le età. Di simil-punk che stazionavano di fronte ai fast-food, di giovani mamme, di vù cumprà, ma soprattutto di quella gente comune che inspiegabilmente non stava lavorando.
C’erano anche venditori di caldarroste, un andino che suonava il charanco, ragazzotte sui pattini a rotelle che distribuivano volantini annuncianti “Grandi Svendite”, una via fin troppo affollata di patiti di skate-board.”
“Milano ha fretta.
Il due novembre, il Giorno dei Morti, le voci dei morti come Bing Crosby intonano già White Christmas e Jingle Bells; a fine novembre compaiono i primi zampognari.
La mia compagna di banco al liceo nei primi giorni di febbraio consultava i depliant dei villaggi turistici per gli agosti a venire. Non riuscivo a capacitarmene e le chiedevo “Ma non è un po’ presto?” e lei replicava “Eh già, tu vivi alla giornata”.
Errore, io vivevo alla nottata. Dall’ora dell’aperitivo all’ora delle streghe”.
BRANI TRATTI DAL LIBRO DI ANDREA G.PINKETTS
“IL SENSO DELLA FRASE”
FELTRINELLI – 1995