La grande peste che travolse Milano nel 1630, della quale sappiamo la tragicità degli eventi, le dolorosissime prove affrontate dal nostri concittadini, le reazioni, i sentimenti, per merito della penna di Alessandro Manzoni, che affida la memoria di quei giorni bui alla stesura de “I Promessi Sposi”.
Ma di quella spaventosa epidemia, Milano conserva anche un’altra testimonianza, in un affresco “per grazia ricevuta”.
In quella che oggi è via Laghetto si raccoglievano le acque del Naviglio, in una sorta di porticciolo utilizzato per scaricare le merci che arrivavano via acqua, in particolare il marmo di Candoglia per la costruzione del Duomo; allo operazioni di scarico vennero chiamati i carbonai (i tencitt milanesi) in alcune occasioni anche scaricatori.
Bernardo Catoni, priore degli scaricatori uscito indenne dalla peste, devoto e grato alla Madonna per aver salvato lui e i tencitt come lui scampati al malefico contagio, fece dono alla Vergine di un affresco che ne riproduce l’immagine mentre con il suo mantello protegge San Sebastiano, San Rocco con il suo cane e San Carlo Borromeo.
Ancora oggi si può ammirare l’affresco in via Laghetto 2, restaurato e riparato da un vetro.
Giovanna Ferrante