E’ il 1911 quando il ventottenne Franz Kafka in compagnia dell’amico Max Brod arriva a Milano per una brevissima permanenza di poco più di una giornata.
Escono dalla Stazione Centrale e si incamminano verso il centro.
Prima meta, piazza della Scala e a seguire Galleria Vittorio Emanuele.
“Non ha alcun ornamento superfluo, forse per l’altezza sembra corta, forma una croce nella quale l’aria circola liberamente”.
Per poi ritrovarsi davanti all’imponenza del Duomo.
“Stupefacente ingresso al Duomo fra portiere brune, da apprezzare la quasi totale assenza di banchi nella Cattedrale, statue alle colonne e scuri quadri alle pareti lontane. Trovo tutto sublime.” Seppure inizialmente avesse espresso disagio “danno fastidio tutte le sue guglie aguzze!”
E dall’alto del Duomo ammirerà il carosello dei tram attorno al monumento equestre di Vittorio Emanuele.
A Josef K. – il protagonista de Il Processo – affiderà una sensazione “La vastità del Duomo gli parve al limite della sopportazione umana”.
La sera dopo cena andranno a vedere una commedia al Teatro Fossati, ma a causa della recitazione in dialetto e delle spettatrici con cappelli e ventagli in continuo movimento, ne usciranno poco dopo; per raggiungere -Al vero Eden- un bordello in via San Pietro all’Orto, a sua volta deludente.
“Niente balli, nessuna consumazione; solo fissare nudo e crudo. E una figura da monumento che imperiosa infila nella calza il danaro appena guadagnato”.
Per la notte alloggiano al Grand Hotel Metropole, fra piazza del Duomo e piazza Diaz, lussuoso hotel dalle finestre del quale si gode un ampio panorama.
Hotel che verrà trasferito nel romanzo – America – con il nome di Hotel Occidental.
La mattina dopo, un breve giro in città e la permanenza di Kafka a Milano può dirsi conclusa.
Giovanna Ferrante