RENATA TEBALDI
(1 Febbraio 1922 – 19 Dicembre 2004)
Il Teatro alla Scala spalanca le sue porte per il Concerto di riapertura dopo la ricostruzione e il ritorno di Arturo Toscanini. E’ il 1946.
Si accendono le 350 luci del grande lampadario, la sala è gremita all’inverosimile, cresce il brusio fra palchi e poltrone accompagnato dagli accordi degli strumenti.
Alle 21 precise si abbassano le luci, il silenzio è improvviso, emozione e tensione nell’intravedere Toscanini mentre passa fra gli orchestrali. Il pubblico scatta in piedi in una ovazione interminabile che dura 10 minuti, è il saluto della sua Milano; il Maestro rimane immobile, lo sguardo commosso abbraccia la sala. Finalmente la bacchetta si alza decisa e si levano le note.
Il Teatro alla Scala in quel momento riprende a vivere.
Un giovane soprano ancora sconosciuto al pubblico scaligero debutta quella sera cantando la preghiera del “Mosè” e il breve a solo del “Te Deum” verdiano.
Arturo Toscanini al termine la definisce “Voce d’angelo” e dopo il battesimo del Maestro, Renata Tebaldi inizia il suo cammino di astro di prima grandezza.
Indimenticabile “La Traviata” del 1951 al Teatro San Carlo di Napoli. Un enorme successo, addirittura 9 repliche fuori programma sempre con il tutto esaurito; l’anno successivo alla Tebaldi verrà consegnata una medaglia d’oro dalla signora Rosa, vedova di Francesco Cilea, per la sua splendida interpretazione di Adriana Lecouvreur.
Intanto, dal 1948 al 1955, si sussegue la sua presenza sul palcoscenico del Piermarini.
Un’ombra però oscura il suo cielo. Nel 1951 infatti è iniziata la rivalità con Maria Callas. La Scala è alla ricerca di un mito e punta sulla Callas perché in lei vede oltre il soprano, il personaggio, e i giornali si avventano sulla rivalità fra le due primedonne. La convivenza è impossibile, Renata Tebaldi, consapevole che lo spazio a lei dedicato è sempre più ristretto, si allontana da Milano e dal Teatro per ben 4 anni, dal 1955 al 1959. Sono gli anni della dolorosa rottura con la Scala.
Ha inizio così la sua lunga travolgente stagione di successi internazionali.
La ritroviamo a San Francisco; poi, è il 31 gennaio 1955, il trionfo in “Otello” accanto a Mario Del Monaco al Metropolitan di New York, dove si esibirà per 18 anni (dal ‘55 al ‘73) con 270 rappresentazioni che la consacreranno “la Regina del Met”
Contemporaneamente si esibirà al Lyric Opera di Chicago con 40 rappresentazioni in 10 anni (1955 – 1965). E in tutti i principali Teatri del mondo: Londra, Parigi, Berlino, Barcellona, e in Messico, in Brasile, in Argentina, in Giappone.
L’annunciato rientro a Milano di Renata Tebaldi avviene nella stagione 1959/1960.
Il grande soprano ritorna alla Scala con “Tosca”, messa in scena all’Auditorium dell’Esposizione Universale di Bruxelles nel giugno del 1958, con Giuseppe Di Stefano e la direzione del Maestro Gianandrea Gavazzeni.
Al Teatro alla Scala torna dopo 4 anni di lontananza.
Al termine la sua eleganza interpretativa e il trionfo della sua voce che ha dato vita ad una “Tosca” indimenticabile, è sottolineato da ben 40 minuti di applausi e da parte della Tebaldi di 40 minuti di inchini per dire grazie al suo pubblico.
La sua ultima interpretazione in “Otello” nel 1973.
Seguiranno i concerti, fra gli altri nel 1975/76 in Unione Sovietica.
Lungo e impegnativo l’elenco delle opere portate in scena da Renata Tebaldi: Aida, Il Trovatore, Otello, La Traviata, Falstaff, Don Carlo, La forza del destino, Un ballo in Maschera, Manon Lescaut, La Bohème, Turandot, Andrea Chenier, Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Cavalleria Rusticana, Gianni Schicchi, Suor Angelica, Il Tabarro, e nel 1970 al Metropolitan per la prima volta sarà Minnie ne “La fanciulla del West”.
Si ritirerà definitivamente dalle scene nel 1976, dopo un magnifico concerto di beneficienza alla Teatro alla Scala, a sostegno dei terremotati del Friuli.
La nascita a Pesaro e l’infanzia trascorsa a Langhirano, un piccolo paese in provincia di Parma, sarà però Milano la città della sua vita.
Abiterà sempre nell’appartamento in piazzetta Guastalla, prima condiviso con la madre sua fervente sostenitrice, e poi con Tina la sua domestica quasi sorella.