Un architetto che accantona la professione per dedicarsi alla sua autentica passione: illustratore e disegnatore per periodici.
Camillo Cima insieme a Cletto Arrighi – autorevole esponente della Scapigliatura, autore di commedie in dialetto e fondatore del Teatro Milanese in Galleria de Cristoforis dove avrà inizio la straordinaria carriera di Edoardo Ferravilla – fonda nel 1856 il giornale umoristico “L’Omm de Preja” sul quale può sfogare il suo talento per le caricature.
Sette anni dopo avvia la pubblicazione della rivista “L’Illustrazione Italiana”, uno dei primi periodici illustrati in Italia; affascinato dalle novità, per la stampa delle litografie acquisterà i nuovi macchinari appena arrivati sul mercato milanese.
Ma non dimentica di avere anche il talento di scrittore, quindi scrive commedie in dialetto: El zio scior – El mercaa de Saronn e altri.
Ma soprattutto El venter de Milan, in assoluto il primo romanzo scritto nella “lengua milanesa”.
Ambientato nella Milano del 1878, racconta la storia d’amore di Peppinetta che è innamorata di un soldato veneziano ma è corteggiata insistentemente dal milanese Gigio. E si arriva alla tragedia. Il giovane di Venezia scappa da Milano dopo una violenta rissa con il fratello della ragazza, Gigio muore dopo essersi ubriacato per la disperazione del suo amore non corrisposto, sino a stramazzare al suolo.
Per Peppinetta invece sarà solo questione di tempo, poi arriverà un altro pretendente.
La forza di questo romanzo è in particolare dovuta alla descrizione di Milano nella seconda metà dell’Ottocento, le strade, le piazze, le case, e naturalmente le tradizioni.
Giovanna Ferrante