E’ la seconda metà degli Anni Venti, l’Ortomercato è stato aperto ormai da diversi anni, nell’aprile del 1911, alle 4 del mattino, quando prima di incominciare si era bevuto tanto caffè nero bollente, una bella scossa di energia, e si erano buttate giù generose sorsate di grappa che aiuta a scaldare, che alle 4 del mattino anche se è aprile, il freddo è freddo davvero.
Da un documento del 1940 si ricavano le informazioni relative al Mercato Ortofrutticolo:
“Costruito nel 1911, è il più grande dei mercati italiani occupando un’area di 83.368 mq.
Una pubblica strada suddivide il mercato in due parti; la più importante a forma rettangolare contiene le tettoie per l’esposizione dei prodotti, i magazzini e i principali servizi; la parte minore costituisce la stazione di arrivo dei veicoli stradali e consta di tettoie per il ricovero dei carri, stalle, dormitori e trattoria per i conducenti.
Un’ampia zona perimetrale fu riservata ai magazzini e alle tettoie dei grossisti; i magazzini si ripetono anche nel sotterraneo.
C’è una corsia di transito, e altre due accolgono le file dei posteggi (in numero di 772). Un’ultima tettoia al centro del mercato contiene altri 110 posteggi.
Una palazzina in Stile Liberty, costruita nel 1908 su progetto dell’architetto Migliorini, serve da caffè, ristorante, borsa per la contrattazione; si trova nella parte più interna del mercato”.
Quando l’Ortomercato si trovava ancora in Largo Marinai d’Italia, eccola la Palazzina Liberty.
Progettata nel 1908 dall’Architetto Migliorini divenne un caffè-ristorante ma soprattutto un punto di incontro e di contrattazione per i commercianti, un’autentica borsa-merci; destinazione d’uso mantenuta fino al 1965, quando l’Ortomercato verrà trasferito.
L’impianto Art Nouveau della facciata con i motivi decorativi delle piastrelle, ne faranno uno degli edifici più rappresentativi dello stile Liberty a Milano.
Negli anni recenti, al ricordo delle voci dei commercianti si andranno sovrapponendo le note musicali, diventata infatti la Palazzina Liberty sede stabile della Civica Orchestra dei Fiati.
(Brano tratto dal mio libro “Milano Novecento“ di Giovanna Ferrante)