Nel 1815 vengono demoliti gli ingombranti contrafforti di Porta Romana.
Con le macerie si realizza lì vicino un’altura battezzata Monte Tabor, un pittoresco ritrovo con pergole e campi da gioco.
Tre anni più tardi un certo ingegnoso Signor Garavaglia, che era stato a Parigi, ha la brillante idea di installare lì al Monte Tabor un altro divertimento: una specie di montagna russa simile a quelle parigine.
Appena realizzata è presa d’assalto, i milanesi della prima metà dell’Ottocento si sbizzarriscono su quell’Otto Volante con pista di legno e carrelli che scendono a precipizio dalle sue brevi pendici, per 150 metri di percorso.
“Fosse la novità della cosa, fosse che i giovanotti e i cacciatori d’amore avessero così il permesso di tirarsi in grembo le signore più o meno maritate, le fanciulle più o meno custodite, e che alle fanciulle e alle signore non dispiacesse affatto di sedere in quel modo, il fatto sta che l’insolito giuoco ebbe un entusiasmo fino al delirio”.
Passano gli anni. Il Monte Tabor diventa una Stazione Mortuaria, le veloci slitte di legno prese d’assalto per provare l’ebbrezza dell’Otto Volante vengono sostituite dai tram neri che conducono le salme al Cimitero di Musocco; i tram neri usati per i funerali, con il loro leggiadro nome di “Gioconda”.
(tratto dal libro “Una, molte Milano” di Giovanna Ferrante per il Comune di Milano)
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