“Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore”.
Lo affermò il più importante giornalista del secolo scorso, Indro Montanelli.
Era una vocazione la sua, non una professione. Giornalista.
Un uomo coerente, che rispondeva solo a se stesso e ai suoi lettori, nel nome di valori ai quali mai avrebbe rinunciato: il dovere del coraggio, della responsabilità, della coerenza, dell’onestà. E per questo nemico di molti, feroce anche con se stesso.
Per 40 anni uomo-simbolo del Corriere della Sera, lunghissima carriera che si chiuderà per l’insanabile frattura con Giulia Maria Crespi, “l’editrice-zarina” che si era pesantemente intromessa nella vita del giornale.
A quella uscita di scena farà seguito la volontà di fondare e dirigere un nuovo quotidiano, Il Giornale, un cammino lungo due decenni interrotto per incompatibilità con le scelte dell’editore, Berlusconi, deciso a diventare un protagonista della politica.
E per Montanelli, a 85 anni, un’altra avventura con la carta stampata, il suo nuovo progetto, il quotidiano La Voce.
Tutta la sua straordinaria vita passata a scrivere migliaia di articoli e decine di libri, analizzando la storia, la politica, i protagonisti, processando con disgusto le incoerenze.
Pagherà anche un prezzo alto, l’attentato del 2 giugno 1977.
Gambizzato all’angolo fra via Manin e piazza Cavour davanti alla cancellata dei Giardini Pubblici, dagli uomini della colonna milanese delle Brigate Rosse – Lauro Azzolini, Franco Bonisoli, Calogero Diana. “Vigliacchi, quei vigliacchi mi hanno fottuto. Li ho visti in faccia. Non li conosco ma credo di poterli riconoscere.”
Il 22 luglio 2001, a 92 anni, Indro Montanelli muore presso la Clinica Madonnina.
L’allora direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, pubblica in prima pagina il necrologio che Montanelli aveva scritto di proprio pugno:
“Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza – Indro Montanelli giornalista – Fucecchio 1909, Milano 2001 –prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell’affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito.
Le sue cremate ceneri siano raccolte in un’urna fissata alla base ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena, nella modesta cappella di Fucecchio.
Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili.”
Giovanna Ferrante