Un gioiello in città – VILLA MIRABELLO
PRIMA PUNTATA
La proprietà risale a Filippo Maria Visconti, che la volle quale soggiorno estivo e luogo preferito per la caccia, durante il suo ducato nella prima metà del 1400.
Decenni dopo verrà acquistata dal nobile Giovanni Mirabello, che a questa “residenza di campagna” darà il nome.
Successivo passaggio di proprietà, con l’acquisto da parte di Pigello Portinari (committente della Cappella Portinari in Sant’Eustorio) banchiere fiorentino a Milano per conto dei Medici; il compresso edilizio verrà diviso fra casino di caccia e villa di delizia, luogo ameno in cui trascorrere la stagione estiva.
Con l’inizio del nuovo secolo, il 1500, il possesso passa alla casata Landriani-Brivio; in particolare dimora privata di frate Girolamo Landriani, Generale della Congregazione degli Umiliati, che ne farà residenza ad uso dell’Ordine, testimonianza di questo i laboratori per la lavorazione della lana all’interno della proprietà.
Nella metà del secolo l’edificio considerato villa cascina suburbana, è acquistato da Giovanni Marino, fratello del ricchissimo Tommaso che in città si farà costruire palazzo Marino e che verrà ricordato dalla storia per essere il nonno di suor Virginia, la Monaca di Monza.
Infine la struttura verrà trasformata “ad uso agricolo” e farà parte delle vaste proprietà della nobiliare famiglia Serbelloni, possesso che rimarrà loro per 200 anni.
Il completo abbandono soffocherà la struttura dalla metà del 1700.
Ma ecco il riscatto. L’architetto Luca Beltrami nel 1891 rivaluta il complesso immobiliare considerandolo “insigne esempio di arte architettonica lombarda”, avviando la ristrutturazione.
Mattoni a vista per la struttura a L, con finestre ogivali incorniciate in cotto, un triportico con loggiato al piano nobile; nel centro del cortile una vasca con la copia realizzata dall’architetto, del “mangia bagaj” di cui l’originale visconteo è conservato a Bellinzona proveniente dal Castello di Vigevano.
Accanto all’edificio, una piccola chiesta dedicata alla “Mater Amabilis”.
A chiudere la corte, l’ala dei rustici e l’estensione dell’hortus.
(continua)
Giovanna Ferrante