21 Marzo
I combattimenti devono proseguire senza interruzione, tenacemente.
Il nemico, esasperato, contesta il terreno palmo a palmo con il volto feroce nell’assalto, le fiamme degli incendi agitate dal vento mandano bagliori sui corpi dei caduti, sul sangue delle ferite slabbrate.
Frattanto altri rivoltosi hanno conquistato il Comando Generale di Brera e la Caserma di Polizia di via San Bernardino.
E accade l’impensabile. Ai milanesi, agli insorti straccioni, ai cittadini che hanno osato ribellarsi opponendosi ai fucili e ai cannoni con pietre e fascine, il maresciallo Radetzky, proprio lui, propone un armistizio.
Ma non aveva affermato che avrebbe piegato la città senza fatica?
E che sarebbe stata la distruzione certa dei ribelli che avevano osato opporsi alzando una mano traditrice contro l’Austria?
Armistizio che il Governo provvisorio sarebbe disposto ad accettare, forse non convinto di riuscire a cogliere la vittoria definitiva, ma Carlo Cattaneo riesce a convincerli a proseguire la lotta.
“La conquista della libertà deve rimanere al primo posto.
Dico no, un no fermo e assoluto alla proposta d’armistizio, così come il rifiuto si deve estendere anche all’altra ipotesi, quella di cacciare l’Austria per accogliere in sua vece Carlo Alberto: lo dico e lo ripeto, ricordatelo, sarebbe semplicemente cambiare padrone.”
Il Comandante austriaco lascia la città. La sua carrozza coperta di paglia procede lentamente lungo Corso di Porta Romana, un percorso reso difficile dall’ostacolo delle barricate.
È la notte estrema per il feldmaresciallo Radetzky. Solo nella carrozza che lascia il Castello nella notte della fuga. La notte nella quale deve attraversare il deserto tremendo della sconfitta.
Contadini avvezzi alla quieta vita dei campi con ancora la roncola in mano, sbalzati fuori dalle stalle, lasciate le loro cascine, in colonna stanno raggiungendo Milano. Provengono da Olginate, Merate, Osnago, Vimercate; hanno disarmato la truppa austriaca a Monza.
Brano tratto dal mio libro “QUEI GIORNI DI LIBERTÀ”
Le Cinque Giornate di Milano
Giovanna Ferrante