L’oasi verde ha una lunga storia.
Luogo di meditazione e raccoglimento dei Padri Umiliati in un primo tempo, ai quali subentreranno poi i Padri Gesuiti; senza dimenticare l’impegno per la coltivazione delle piante al quale sono chiamati gli appartenenti ad entrambi gli Ordini Religiosi.
La storia corre.
Nella seconda metà del 1700 per volere dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, il Palazzo di Brera diventerà un centro culturale per arti, lettere, scienze e il giardino verrà trasformato in Orto Botanico dalla dimensione di 5000 mq.
Oltre alle innumerevoli specie botaniche – 1000 le specie fra erbacee, arbusti e alberi secolari, che non è possibile trovare altrove – affascina la serra realizzata dall’architetto Giuseppe Piermarini, il più acclamato della sua epoca.
Lo storico giardino del Palazzo di Brera voluto da Maria Teresa è Museo riconosciuto da Regione Lombardia per l’estremo interesse di quanto in esso racchiuso, come le collezioni di piante medicinali e le aiuole che ammaliano gli sguardi con la ricostruzione degli ambienti naturali e la flora autoctona del territorio lombardo.
Inoltre è luogo di alta formazione in farmacia grazie allo studio e all’utilizzo delle specie medicinali coltivate.
Dal 1935 è annesso all’Università degli Studi.
Caro Foscolo, è questa la grande Milano! La sera illuminata da cinquecento lampade a olio accese dai lampionatt.
Affaticante l’itinerario esplorativo vista l’estensione della città, e difficili i rapporti umani. Gente schiva, i milanesi, riservata, abituata a farsi i fatti suoi; una folla di centoventicinquemilaseicento sconosciuti che non danno confidenza a lui, altrettanto sconosciuto.
La solitudine e il ritrovarsi senza un soldo in tasca gli rende l’animo angosciato. Ecco il motivo d’un giudizio dolente d’invincibile avversione per una città inizialmente non amata, per niente gradita.
Però un incontro ragguardevole lo attende: Giuseppe Parini, che ha la cattedra di “Principi generali di belle lettere applicate alle belle arti” e di “Eloquenza” nel Ginnasio ospitato nel palazzo di Brera, dove anche abita in estremo isolamento, in piccole stanze con vista sulla meraviglia dell’Orto Botanico. L’autore del “Giorno”, ormai anziano e malato, e il diciannovenne Foscolo, ribollente di furori poetici e amorosi, si accompagnano in lente passeggiate fra i sentieri verdeggianti dell’Orto, indagano i reciproci stati d’animo, cercano il senso della vita fra le parole sapienti dell’uno e le ansie frementi dell’altro.
Parini è preso da sollecitudine e commozione verso il giovane amico del quale percepisce l’immediato abbandono agli impulsi del sentimento e delle emozioni.
(Brano tratto dal mio libro “UN FUOCO DI BRACI – Ugo Foscolo a Milano”)