Le molte vite dello stabile di Via Rovello
Il Palazzo di Via Rovello prende il nome da Francesco Bussone, figlio di contadini che diventerà Capitano di compagnie di ventura adottando il nome di Carmagnola, località della provincia di Torino che ne vide i natali.
Le sue doti straordinarie in battaglia alla testa di 8000 cavalieri e 2000 fanti ne faranno l’eroe dell’esercito visconteo al servizio del Duca di Milano Filippo Maria Visconti.
Per premiare la sua lealtà e le sue capacità (restituisce alla casata dei Visconti gli antichi domini lombardi di Monza Brescia Bergamo Piacenza Cremona) il Duca gli conferisce il titolo di Conte e gli regala il palazzo che prenderà il suo nome.
Poi verranno gli anni bui, l’astio del Visconti nei confronti del Carmagnola, il timore di un suo tradimento, l’esilio a Genova.
Si chiude in quegli anni anche la dinastia dei Visconti e arriva quale signore di Milano Francesco Sforza; fra i suoi numerosi figli il più importante sarà Ludovico il Moro sposo di Beatrice d’Este e amante di Cecilia Gallerani.
A quest’ultima Ludovico (gli Sforza hanno acquisito tutte le proprietà viscontee quindi anche Palazzo Carmagnola) regalerà il Palazzo che la dama trasformerà nella sua corte artistica circondandosi di scrittori musicisti poeti pittori.
Ma il calendario corre veloce ed arrivano i francesi ad occupare Milano. Il Re di Francia Luigi XII imprigiona il Moro e fa propri i suoi beni. Per il Palazzo inizia in quegli anni una altalena di proprietari: dal Generale di Re Luigi, il Conte di Ligny, al Gran Maestro di Francia Carlo D’Amboise che lo venderà al responsabile delle Entrate Regie e Ducali, il quale a sua volta lo rivenderà al Generale delle Finanze.
L’antico Palazzo Carmagnola infine verrà acquisito nel 1519 dalla Città di Milano.
l Comune lo trasformerà in Farinario Civico (mercato delle farine e delle granaglie). Nel 1700 diventerà sede del Banco di Sant’Ambrogio, la più importante banca del tempo.
Altri invasori. E’ l’età napoleonica quando il Palazzo diventerà sede della Prefettura, poi degli Uffici del Demanio.
Un nuovo secolo, il Millenovecento. Che vedrà importanti restauri per il Palazzo. Così trasformato dal 1930 ospiterà sale ricreative per i dipendenti del Comune.
Sarà poi l’orrore della Seconda Guerra Mondiale. E dal 1943 all’aprile del 1945 il Palazzo sarà invaso dalla Legione Ettore Muti corpo militare composto dai rappresentanti del fascismo milanese.
In quel magnifico 1945, la guerra finisce!
Due amici che si erano conosciuti nella primissima adolescenza, si erano poi persi di vista, si ritrovano ed è un incontro del tutto casuale alla fermata del tram 6 che transita in Corso Buenos Ayres angolo Via Petrella. Il loro cammino comune è la passione per il teatro, leggono testi teatrali sono intellettuali “folgorati dalla parola”, fanatici che non parlano d’altro che di teatro, che non sognano altro che fare teatro, la loro “illimitata speranza”.
I loro nomi: Paolo Grassi e Giorgio Strehler.
Del loro sogno ne parlano con il Sindaco Antonio Greppi; riunione con tutti gli assessori i consiglieri e gli uomini di cultura. La proposta passa: potrebbe rinascere come teatro quello stabile abbandonato all’angolo fra Via Dante e Via Rovello.
Com’è l’interno? Un salone abbondonato, sporcizia, muffa, una specie di sipario strappato a metà. Certo c’è molto da fare, ristrutturare, organizzare, riunire una compagnia di attori e scegliere un testo da mettere in scena. Ma la passione stempera la fatica…
L’antico Palazzo Carmagnola nel momento in cui si apre il sipario sul primo spettacolo in assoluto “L’Albergo dei Poveri” di Gorkij, si trasforma e diventa il primo Ente teatrale pubblico della città.
Inizia così la storia del Piccolo Teatro e di Paolo Grassi e Giorgio Strehler, che in quel Teatro vivranno il loro destino.
Giovanna Ferrante