Rogoredo (Milano), agglomerato all’estremo limite della città. Viene costruita una stazione. Il neonato Regno d’Italia completa nel 1863 alcune linee ferroviarie iniziate sotto gli austriaci.
Tra queste la Milano Piacenza e la Milano Genova che si uniranno all’altezza della Via Emilia.
Per costruirla viene demolita un’antichissima cascina, la Cascina Rogoredo, intorno al quale era sorto un piccolo borgo. L’esistenza di Rogoredo risale al Sacro Romano Imperatore Carlomanno.
Fine Ottocento
“Fra quattro anni saremo nel nuovo secolo. Chissà le novità. Si parla già di cose strabilianti”. “Che cose?”. “Mah, però da restare a bocca aperta, del resto sarà un altro secolo”. “Intanto andiamo all’inaugurazione della Stazione dei Carabinieri, che qui noi non l’abbiamo mai avuta; si vede che la modernità fa diventare pericolosa anche la periferia come la grande città”.
Passa solo qualche giorno. Il Ranzani si alza presto quella mattina. Lo sa lui cosa deve fare. Nella sua stanza dove abita da solo, butta giù un bicchiere di grappa, si veste, esce. E’ lontano dove deve andare, ma ne varrà la pena. Da Corso Lodi si incammina verso Rogoredo. Che là c’è uno con dei bei soldi. Si sa anche come li ha fatti. Insomma si è sporcato le mani, del resto se hai quattro soldi e ne puoi prestare due, alla fine è chiaro che vuoi vederne tornare otto nelle tue tasche. O no? Ecco, il Ranzani mira proprio a quelle otto lire dell’usuraio. E’ sicuro che fra “lader” si intenderanno subito: però è sempre meglio sentire il peso della pistola in tasca. Il Brigadiere Pietro Maggi e l’appuntato Giovanni Franco fermano uno sconosciuto. Cammina guardandosi alle spalle, ha lo sguardo torvo, cosa nasconde? Meglio accertarsi. Tutto succede in una manciata di minuti. I carabinieri hanno appena iniziato a fargli qualche domanda, quando fra le mani dell’uomo compare una pistola. Spara. Ferisce i carabinieri, tenta la fuga, viene bloccato dai due che, seppure feriti, riescono ad arrestarlo. Si accerterà trattarsi di Govanni Ranzani, un pizzicagnolo di Corso Lodi, uno che aveva già qualche pendenza, un tipo pronto alla reazione violenta. Per quanto riguarda i due carabinieri all’ospedale sul calesse prestato dal fittabile Triulzo Moro che poi, imbalsamato dallo spavento per la scena di cronaca nera alla quale aveva assistito, dovrà bersi un cordiale e mettersi a letto per riprendersi dal batticuore. Per i rappresentanti della Legge, encomio e medaglia al valore del Comune.
Novecento
Lo sviluppo industriale si identifica con l’edificio della fabbrica e con il raggruppamento di grandi masse di uomini che condividono il tipo di vita e i pericoli quotidiani determinati dalle condizioni di lavoro dell’epoca. L’ambiente popolare si organizza.
Il 16 dicembre 1908 viene fondata la “Cooperativa di Consumo fra Ferrovieri in Rogoredo” che due anni più tardi diventerà “Cooperativa di Consumo in Rogoredo”; i soci erano “tutti coloro che ritraggono il loro sostentamento dal lavoro manuale”. Lo scopo? “L’acquisto e la distribuzione delle derrate e dei generi di consumo familiare ed eventualmente la loro produzione. La fondazione, l’esercizio, la partecipazione a quelle istituzioni che mirano a migliorare economicamente e moralmente le condizioni dei soci”.
La fabbrica si immedesima con la Redaelli.
La ditta Redaelli ha le proprie radici nel lontano 1819, quando i fratelli Giuseppe e Paolo avviano una modesta officina per la lavorazione del ferro e la trafilatura, in quel di Bonacina presso Lecco. L’attività cresce, tentano il grande salto i due fratelli aprendo una fabbrica a Malavedo sempre vicino a Lecco. Si avvia così l’attività su scala industriale. Nel 1902 l’attività viene trasferita a Rogoredo, dopo che la Redaelli insieme a Giorgio Enrico Falck aveva acquistato all’asta la Ferreria di Rogoredo. E sarà proprio questo stabilimento ad alimentare gli altri aperti in Lombardia. Giorgio Enrico Falck per primo intuisce la convenienza derivante dal trasportare a Milano, nella periferia della città, parte delle lavorazioni che si svolgevano tradizionalmente nelle valli lariane. Milano collocata sulla principale linea ferroviaria nazionale, che favorisce l’importazione di materia prima e combustibile dalla Germania garantendo forti economie sul trasporto. Milano che assicura innegabili vantaggi di ordine commerciale e finanziario.
Giorgio Enrico Falck separa la sua attività da quella della Redaelli. Raccoglie intorno a sé un gruppo di finanziatori, fra cui la Banca Commerciale Italiana, e con l’appoggio dello zio, onorevole Giulio Rubini, Deputato e Ministro del Tesoro, nel 1906 fonda un nuovo polo siderurgico sulla cosiddetta “strada settentrionale del ferro”, in un piccolo tranquillo borgo agricolo che si chiama Sesto S. Giovanni.
Nel 1913 le Acciaierie Falck assorbiranno l’attività della Ferreria Lurani Mapelli ed installeranno in zona Rogoredo uno stabilimento per la produzione di tubi senza saldatura. Intanto la Redaelli continua a svilupparsi. Negli Anni Trenta diventerà la più importante azienda italiana nel campo della trafileria, con esportazioni verso molti mercati. Aumento dell’attività industriale, aumento del numero degli operai, crescita dei bisogni delle loro famiglie, primo fra tutti quello della casa. La Redaelli dà il via a una iniziativa sociale: costruire o riadattare case di diversa tipologia per i dipendenti. All’interno dell’area dello stabilimento – ingresso via Rogoredo 1 – un edificio destinato ad abitazioni per i dirigenti. In via Rogoredo, le villette per i direttori e le case per gli impiegati.
Ma i dipendenti vogliono realizzare qualcosa di proprio, di diverso dalle iniziative paternalistiche della Società, considerate arma a doppio taglio. E’ necessaria una risposta autonoma alle proprie necessità. Nel 1922 viene quindi fondata la “Cooperativa Edificatrice di Rogoredo”: “Con i risparmi dei soci e gli utili di gestione del settore consumo, si darà vita a una attività mutualistica, in conformità alla legge sulle case popolari. Le azioni saranno da Lire 100 l’una, potranno essere versate in rate consecutive da Lire 5”.
Il primo acquisto della Cooperativa sarà uno stabile di via Palombino 4, dove verrà aperto uno spaccio di generi alimentari, con panificio e con attività di macellazione e vinificazione; oltre a un locale di “ritrovo e ricreazione”. Si acquisterà poi anche un terreno sul tracciato di quella che diventerà via Freikofel.
Il medico
Si chiama Pasetti dottor Giovanni. In quel 1937 ha 28 anni, amicissimo della famiglia Redaelli. Lo invitano a casa una domenica, a pranzo. Ci arriva, con in mano il pacchetto delle paste, pronto a gustare il desinare, a bere qualche bicchiere di buon vino, a far quattro chiacchiere fra amici. Lui non lo sa, ma c’è dell’altro. I Redaelli stanno pensando di affidargli i compiti previsti per la nuova figura professionale, quella del medico aziendale. Forse non è proprio questo il destino che il dottor Giovanni andava progettando per sé, visto che era medico sportivo e in questa veste aveva già partecipato alle Olimpiadi di Berlino 1936. Ma si sa, l’uomo propone… Sarà per decenni una figura molto popolare in fabbrica e a Rogoredo. Rigido e poco disponibile a concedere i giorni di malattia, però un valido professionista attento ai problemi di salute di tutta la gente del quartiere; era lui, “il signor dottore” a risolvere i problemi se la cosa era seria e bisognava rivolgersi agli ospedali di Milano. E per gli operai aveva ottenuto in fabbrica la concessione di un locale “refettorio”: insomma, che non mangiassero dove capitava.
… Gli anni duri tremendi della guerra e poi …
La rinascita
Siamo negli anni Cinquanta. Via Rogoredo. A sinistra la fabbrica e le case della Redaelli che continua ad attuare la sua politica di assunzioni nel suo tradizionale bacino di manodopera, la Bassa milanese;
intorno, una salumeria, un’osteria, una drogheria, il negozio di un parrucchiere, il ferramenta, il panettiere, il calzolaio. Più oltre, un reticolo di vie e la Chiesa parrocchiale
e lo stabilimento Tana-Lavorazione Cera: il secondo impianto industriale del quartiere e uno dei principali produttori italiani di cere e lucido da scarpe, il cui edificio occupa l’isolato compreso fra via Frekofel, via Monte Cengio e Monte Popera.
In via Monte Palombino 4 c’è ancora la sede della Cooperativa di Rogoredo, con lo spaccio alimentare e anche una trattoria. Proprio accanto un’altra fabbrica. E’ la Maval, produce cosmetici. Senza dimenticare la Geloso e la Celestri.
Ma il tempo corre veloce…
Gli anni Sessanta e Settanta portano un nuovo vento politico, sociale, economico.
In particolare negli anni Settanta emerge la pesantissima difficoltà della Redaelli, colpita dalla crisi generale della siderurgia che rischia di travolgere l’intera Europa. Saranno molti fattori, aziendali, settoriali, internazionali, a portare la Società verso la crisi finale. La chiusura definitiva avverrà il 6 aprile 1984.
Gli operai otterranno comunque di diluire nel tempo la cessazione della occupazione, di salvare le liquidazioni, di impedire la svendita del patrimonio immobiliare abitativo dell’Azienda, ponendo le basi per la costituzione della “Cooperativa Rogoredo 2000” che acquisterà in proprietà divisa le abitazioni della Società.
Giovanni Geloso
E’ appena iniziato il nuovo secolo quando in Argentina, i suoi genitori si erano lasciati alle spalle il conosciuto Piemonte, nasce Giovanni, il 10 gennaio 1901. Già nel 1904 i Geloso sono di ritorno in patria. Giovanni è un ragazzo pieno di talento, fra i suoi interessi spiccano le scienze naturali, il disegno tecnico, la meccanica, l’elettrotecnica e la musica, quest’ultima amata come una fonte inesauribile di sogni, di fantasie, come espressione dei sentimenti che non è necessario assoggettare alle parole. Apre una officina elettromeccanica, le conferisce una buona struttura, ma poi la lascia perché sente il richiamo degli Stati Uniti dove conseguirà la laurea in ingegneria elettronica. Ecco l’uomo che incarna il miracolo della radio. La costruzione degli apparecchi radio, tutti gli aspetti della radiofonia, lo incantano.
Torna in Italia nel 1931, con un notevole bagaglio di sapere e di esperienza e a Milano fonda la Società Geloso, in un primo tempo in via Sebenico, poi nel 1939 in via Brenta, occupando in zona 4 un’area di 17.000 mq.
Sono del 1949 le prime trasmissioni televisive, e Geloso per l’era della televisione rappresenterà uno dei primi costruttori sul mercato.
Poi seguiranno i registratori, per l’Ingegner Giovanni il solito motto “alta qualità a prezzi bassi”. E Milano, grazie alla Geloso, si spinge sino nei territori di altre città: le filiali sono infatti numerose, a Torino, Genova, Padova, Bologna, Firenze; sino a raggiungere con una fitta rete di distributori lontane parti del mondo: l’Europa, l’Asia, l’America, l’Argentina.
Poi la vita dell’Ingegner Giovanni Geloso si scontra con la dolorosa realtà della malattia. La sua luce si spegne. L’Azienda da lui creata, insieme a lui ingigantita dall’ impegno di operai e impiegati, conclude la propria parabola nel 1972.