Naviglio Grande. Il canale fondamentale per lo sviluppo dell’economia milanese e lombarda.
È la maggiore e più importante via d’acqua del sistema ramificato fra il Ticino, l’Adda, il Po, il lago di Como e il lago Maggiore.
La totale copertura dei Navigli è stata effettuata nel 1930, ma il Naviglio Grande ha continuato ad offrire la sua alzaia, la strada che lo costeggia, per una indimenticabile esperienza fra la natura e l’arte, lunga ben 50 chilometri: un suggestivo itinerario fra ponti, ville, mulini, portici delle case affacciate sull’acqua, imbarcaderi. Il tutto circondato dalla meraviglia di spazi verdi delineati da cornici di alberi.
Le ville di delizia dei nobili milanesi vennero costruite lungo quest’area: i Visconti, i Borromeo, i Clerici (proprietari del palazzo milanese di via Clerici che conserva lo spettacolare affresco del Tiepolo “La corsa del carro del Sole fra le divinità dell’Olimpo” nella Galleria degli Arazzi, un ambiente largo 5 metri e lungo ben 22, imperdibile una visita), gli Archinto, i Verri.
Milano è tornata ad essere città d’acqua, si è riappropriata della Darsena, antico porto milanese e importante scalo per le merci.
Un radicale recupero architettonico – un cantiere in attività per 18 mesi – ha trasformato felicemente la Darsena in luogo d’incontro per i milanesi e per i turisti.
75.000 metri quadrati, aree verdi, e tre macrointerventi: un nuovo mercato, uno specchio d’acqua navigabile, piazza XXIV Maggio trasformata in area pedonale con pavè.
Due le passeggiate, una lato via D’Annunzio, l’altra lato via Gorizia, una passerella che le congiunge e un’altra passerella sulla Conca della Varenna.
Obiettivo del progetto di riqualificazione:
“Ripristinare il volto medioevale e leonardesco della Darsena”.
Sarebbe fantastico se anche il progetto a lungo accarezzato, ridisegnare con l’acqua la cerchia interna dei Navigli, venisse finalmente trasformato in realtà.
Sarà la costruzione del Duomo, l’occasione per incrementare la navigazione a Milano.Nel 1398 Gian Galeazzo Visconti concede agli agenti della Veneranda Fabbrica del Duomo, di poter trasportare liberamente a Milano – cioè senza pagamento di pedaggio – tutto il necessario per la nuova costruzione: marmi, pietre, legnami. Sui barconi carichi del bianco marmo di Candoglia, a contraddistinguerli quindi le lettere A U F (Ad Usum Fabricae), sigla che il dialetto trasformerà “auf” (a gratis).