La Galleria di Milano. Cuore pulsante della vita meneghina.
Milano orgogliosa. Milano che si aspetta una nuova realizzazione architettonica per diventare moderna. Milano che vuole stupire.
Bandi di Concorso. Sfide fra architetti. Fra i tanti progetti emerge quello a firma di Giuseppe Mengoni, architetto con alle spalle – seppur giovane – realizzazioni notevoli.
Siamo nel 1865, iniziano i lavori.
Si abbatte il Coperto del Figini, una antica via di portici, per far posto a qualcosa di nuovo e sorprendente: la Galleria, dove si potrà passeggiare con il vetro sopra a lasciar penetrare la luce del cielo e la sera per illuminarla ci sarà attorno all’arditissima cupola di ferro e vetrate, una corona di fiammelle a gas accese da un meccanismo a molla, una specie di trenino di 50 centimetri con la coda in fiamme, che i milanesi battezzeranno “el ratin”.
Sarà nel giugno del 1883 che, avviata la Centrale di S. Radegonda, la luce elettrica inonderà la Galleria.
Il 15 Settembre 1867, l’inaugurazione solenne della Galleria alla presenza del Re, seppure manchi ancora l’Arco verso Piazza Duomo.
Da quel momento le attività commerciali suggeriranno acquisti occhieggiando dalle loro vetrine, i caffè proporranno la nuova moda dell’aperitivo. Rito laico a cui si appassionerà il giovane militare Ernest Hemingway, convalescente dopo le molteplici ferite ricevute in battaglia per le quali è stato curato nel centro ospedaliero di via Armorari, esperienza che la sua genialità di scrittore trasformerà nel capolavoro “Addio alle armi”, con una pagina dedicata proprio alla Galleria.
Il primo a prenotare il negozio all’angolo verso la Piazza di questa grandiosa via coperta, sarà Gaspare Campari liquorista di Novara arrivato a Milano per cercar fortuna offrendo le bevande che crea con le sue ricette segrete.
Proprio davanti a queste sue vetrine una zuffa fra due prostitute con la folla curiosa e disordinata attorno, molti anni dopo sarà il soggetto/pretesto della “Rissa in Galleria” il suggestivo dipinto del futurista Umberto Boccioni, la cui arte celebra il dinamismo e si incarna nella vita in movimento.
E al tavolino di un altro caffè nel marzo 1876 nasce il “Corriere della Sera”, per volontà tenace del giornalista Eugenio Torelli Viollier, che ne sarà il primo direttore: “Ai giornali dello scandalo e della calunnia sostituiamo un giornale della discussione pacata e arguta, della verità fedelmente esposta”.
Giacomo, Luigi, Giuseppe: le voci alte di tre uomini che in Galleria si incontrano quasi ogni giorno per lavorare attorno ad una stesura, fra parole e musica; e discutono, e soprattutto uno dei tre è incontentabile, al culmine delle discussioni li lascia e torna a casa in via Verdi 6. Ma alla fine Puccini, Illica, Giacosa, ci riusciranno, il 27 Dicembre 1903 la fatica è conclusa: Madama Butterfly è pronta per andare in scena, l’aspetta il palcoscenico del Teatro alla Scala!
Tantissime le vicende, innumerevoli i protagonisti della storia della Galleria che sinora ha attraversato 150 anni di vita milanese.
È doveroso concludere dove si è iniziato.
Da lui, Giuseppe Mengoni.
Quella maledetta sera del 30 dicembre 1877.
Manca solo un giorno all’inaugurazione definitiva, ora c’è anche l’Arco a nobilitare oltre la Galleria anche la Piazza del Duomo.
Perché quel dubbio, perché non si siede a cena con la moglie ma decide di salire sulle impalcature per verificare un fregio di cui dice di non essere soddisfatto?
Lassù è la fatalità di un piede in fallo?
Oppure la stanchezza di tante critiche, di dieci anni di lotte per portare a termine il suo progetto, che lo inducono a chiudere per sempre la sua avventura terrena?
Solo Giuseppe Mengoni conosce la verità.
I passanti, ammutoliti d’orrore, vedono il volo di un corpo, odono il tonfo tremendo.
Muore così l’architetto, dentro l’abbraccio della sua Galleria.