La Ca’ Granda e l’inizio della sua storia.
«Per dirlo brevemente, questo è un luogo tanto ben fatto et ordinato, che per simile non credo ne sia un altro in tutta Europa» così Giorgio Vasari lodò la Ca’ Granda, l’ospedale di Milano progettato un centinaio di anni prima dal Filarete.
Francesco Sforza Duca di Milano, concepisce il progetto di un “Hospitale Grando” per far fronte alla Milano dei poveri miserandi e malati, con l’intenzione di conquistare con quest’opera di utilità pubblica il favore dei sudditi.
Dall’idea al gesto: per lo spazio destinato alla vasta costruzione, dona i terreni del Brolo compresi fra le chiese di Santo Stefano e San Nazaro, affacciati in parte sulle acque del Laghetto, piccolo ramo del Naviglio dove approdavano le imbarcazioni che trasportavano il marmo per gli infiniti lavori della gran Cattedrale.
Per far fronte a tale realizzazione pensa al Filarete, già impegnato nei lavori del possente Castello Sforzesco, addetto in particolare alla realizzazione della torre da erigersi sopra l’ingresso principale (detta appunto “Torre del Filarete) e architetto del Duomo.
Eccolo l’architectus, fabricator, director, ingenierius accanto allo Sforza il 12 aprile 1456 durante la cerimonia solenne della posa simbolica della prima pietra.
Il gran disegno si mette in moto. Dirà Francesco del suo Hospitale “Un monumento della mia riconoscenza per gli innumerevoli benefici in ciascun anno di vita e per l’insieme delle grazie prodigatemi dal Sommo Iddio”
Il progetto prevede l’idea classica della “croce greca”, in questo caso duplice: due crociere – maschile e femminile – separate fra loro da un cortile con al centro una chiesa, edifici quadrilateri e quattro cortili minori. Ciascun braccio delle due crociere dovrà contenere 60 letti su due file, e ogni edificio 2 infermerie; nei sotterranei dispensa, depositi, cantina, lavanderia.
L’Ospedale sarà detto dell’Annunciata, il simbolo sarà l’Annunciazione.
Dopo la posa della prima pietra, i delegati delle autorità ecclesiastiche milanesi si recano a Roma per riferire al Papa e Pio II loda moltissimo l’iniziativa milanese, opera di umanità e di fede. E concede l’indulgenza plenaria a tutti coloro che vi lavorano e a coloro che offriranno oboli.
Si parla di indulgenza plenaria a fronte di offerte in denaro? Francesco Sforza pensa di riunire i milanesi e non, richiamandoli con una grande “Festa del Perdono”.
Il 25 marzo 1460 per la prima volta si celebra la Festa. Obolo e confessione, e l’indulgenza plenaria è assicurata!
I fedeli arrivano da tutta la città, dal contado, da Mortara, Valenza, Domodossola, Cremona, Parma.
La manifestazione è imponentissima.
Milano capitale della carità!
Milano che sembra non riuscire a contenere la straordinaria affluenza di questo pellegrinaggio che vedrà riversata nelle casse destinate ai lavori una cifra elevatissima.
L’attività di costruzione procede, la facciata sarà in cotto prodotto della Fornace Curti. Cinque anni dopo, nel 1465 il Filarete lascia Milano alla volta di Firenze.
Gli subentra l’architetto e ingegnere Solari, che apporterà notevoli modifiche al progetto originale. E nel 1472 l’Ospedale inizia la propria attività, seppure naturalmente i lavori sono ancora solo parziali.
Purtroppo la coppia ducale, Francesco Sforza e la sua consorte Bianca Maria Visconti non potranno vedere l’apertura operativa della loro opera filantropica.
Il Signore di Milano deceduto nel 1466, la Duchessa due anni dopo.
Visitatori stranieri, i protagonisti dei Gran Tour, hanno lasciato testimonianza nelle pagine dei loro diari, del loro passaggio a Milano.
Il Duomo, il Castello Sforzesco, il Teatro alla Scala, l’eleganza dei palazzi d’abitazione. Ma anche, meta turistica, la Cà Granda, l’Ospedale dei milanesi.
Tre esempi d’epoca diversa.
Anno 1496 Arnold von Harff da Colonia a Milano
“Milano è una bellissima città, sottoposta al Duca Ludovico il quale ha un bel castello presso le mura dalla parte di ponente: l’ho guardato con ammirata attenzione.
Poi percorrendo animatissime vie, il Duomo; a mezzogiorno del Duomo è situato un grande e ricchissimo Ospedale di cui venni condotto ad osservare le cose memorabili. E’ la celeberrima Ca’ Granda, orgoglio del capostipite Francesco Sforza”.
Anno 1728 Barone di Montesquieu, Accademico di Francia
“Il Cà Granda. È un edificio bellissimo, con un cortile molto vasto intorno al quale gira un porticato con colonne di buona fattura. Tutto intorno sono disposti i diversi corpi di fabbricato. In questo luogo si ha cura dei malati, medici e infermieri attenti ad alleviare le loro sofferenze, e si accolgono i bambini abbandonati”.
Anno 1800 Stendhal, il “Milanese” di Grenoble
“Tutto ciò che l’immaginazione può sognare, il più ricco di bellezza, l’ho visto stasera al Teatro alla Scala, per me il primo teatro del mondo. Ma il popolo milanese è fatto anche di bontà e generosità. Prova ne sia il grande Ospedale, da sempre luogo di cura sostenuto da benefattori.”