Le Opere liriche di Giacomo Puccini sono il trionfo dell’intero caleidoscopio femminile, in ognuna una diversa personalità di donna che si riverbera attraverso la trama del destino al quale il Maestro e i suoi librettisti la affidano.
Ed è Manon, frivola, superficiale, opportunista. Eppure in lei anche passione assoluta, abbandono alle sensazioni amorose senza né limiti né regole. Desiderio e innamoramento che vive ardendo senza pudori e censure.
Poi Bohème nella Parigi dei giovani poveri di denaro e ricchi di speranze, illusioni, minuscole felicità, infinita voglia di vivere. Per Mimì la costante fiducia nell’amore, unica e totale consolazione che l’accompagna sino alla morte.
Quindi Tosca, altera, consapevole del proprio fascino, gelosa dell’amante che a lei sola deve attenzioni e dedizione. Ma anche determinata a non arretrare davanti alla violenza del potere che spadroneggia, capace di punire con un gesto estremo chi vorrebbe violare la sua dignità.
E ancora Madama Butterfly, il sogno di un amore assoluto, che vince ogni dubbio, fragile farfalla condotta a morte dal tradimento dell’ingannevole amante, anima dalla struggente drammaticità, che insegue un sogno così lontano così a lungo.
Infine Turandot, che fonde con il fiabesco l’intenso universo femminile pucciniano. Fra crudeltà, enigmi e morte. Un Principe pronto all’estremo sacrificio per un improvviso amore totalizzante. E una Principessa che si nega alle gioie dell’amore, prigioniera di se stessa, ossessiva e misteriosa.
Questo è Giacomo Puccini che si confronta con la donna nelle trame delle sue Opere. E nella vita reale? L’esistenza del compositore sarà caratterizzata da molte donne, da molti – pur fuggevoli – amori; ma una storia sentimentale, fra alterne e purtroppo anche tragiche vicende, durerà tutta la vita. Elvira Bonturi, sposata a Narciso Gemignani, per amore di Giacomo lascia il marito e portando con sé la figlia bambina, segue il Maestro.
Da questa unione nascerà un figlio, Antonio. In seguito alla morte di Gemignani, Puccini ed Elvira si sposeranno regolarizzando così la loro situazione.
Elvira è una donna dal carattere difficile e possessivo, capace di crisi violente. La loro relazione sarà sempre e per sempre segnata dalla sua gelosia; certo, non a torto, ma che esploderà violenta sino alla tragedia. Doria Manfredi, ventenne servetta a casa Puccini. Elvira è certa che fra Giacomo e la serva ci sia una tresca appassionata. Puccini nega, sostiene che sono folli fantasie di una donna gelosa, Doria singhiozza, giura che non è vero, che mai se non rispettosamente si è rivolta al Maestro.
Ma Elvira è scatenata. Urlando tutta la sua rabbia sostiene di averli colti in flagrante, e con furia scaraventa fuori di casa la ragazza. La quale, disperata, si suicida per la vergogna. Ingoia alcune pastiglie di sublimato corrosivo, un veleno che la condanna ad una agonia dolorosissima, straziante, che la porterà a morte dopo cinque giorni e cinque notti atroci. Giacomo Puccini scriverà nel suo diario in quel terribile gennaio del 1909: “E’ la fine della mia famiglia, la fine di tutto. Non so quel che farò. Non posso più lavorare, ho sempre davanti agli occhi quella povera ragazza. La vita mi è divenuta un intollerabile peso!” Da quell’orrore, da quel dolore, sarà salvato dalla musica e dal suo talento.
Ti ripropongo qui di seguito il video della mia conferenza su Giacomo Puccini e le sue donne, tenutasi in Urban Center a Milano (2015).