Il Museo Poldi Pezzoli,una delle più ricche collezioni europee, fondata da Gian Giacomo Poldi Pezzoli d’Albertone. Firmato semplicemente Giacomo Poldi.
Gian Giacomo, figlio di Giuseppe e Rosa Trivulzio, cresce in un ambiente colto, raffinato, caratterizzato da quegli interessi artistici propri della seconda metà dell’Ottocento. Come il collezionismo, per il quale la madre nutriva un’autentica passione, condivisa dalla cugina Cristina di Belgioioso, donna dalla vivace intelligenza. Del resto il nonno materno era il celebre collezionista Marchese Gian Giacomo Trivulzio.
Il gentiluomo e mecenate che volle creare un museo nella sua dimora “da celibatario” – progetto molto ammirato dai suoi contemporanei ai quali lo presentava dicendo “Bisogna misurare la capacità di assaporare il bello” – accoglie i visitatori all’ ingresso fissandoli dal dipinto che lo ritrae firmato da Francesco Hayez.
Determinante per Gian Giacomo l’incontro con il pittore Giuseppe Bertini il quale, affiancato da un gruppo di artisti, gli propone un progetto secondo il quale ogni stanza avrebbe rappresentato uno stile, ambienti particolari che avrebbero accolto pezzi d’arte inestimabili, come i dipinti di Botticelli, Mantegna, Pollaiolo; e ancora Tiepolo, Canaletto, un capolavoro di Francesco Guardi, oltre alle infinite collezioni.
L’estro da collezionista di Gian Giacomo Poldi Pezzoli inizia con le armi antiche, cimeli in ferro lavorato collocati in una galleria in stile neogotico al primo piano.
Quindi l’acquisto del “Riposo in Egitto” di Andrea Solario.
Poi avanti, senza sosta. E il risultato è il palazzo di via Manzoni 12, scrigno delle più varie e preziose collezioni private del mondo.
Il Salone dell’Affresco, con pregiate stoffe antiche e addobbi religiosi d’epoca sforzesca, e la raccolta di pizzi, ricami, ventagli del XVI secolo.
La Sala dell’Archeologia, che presenta oggetti preistorici, etruschi, greci, romani.
Nella Sala degli Stucchi, con l’esposizione di porcellane, piccole statue, giade orientali.
Un’altra straordinaria sorpresa all’interno del Museo Poldi Pezzoli si trova nell’ambiente più vasto dell’appartamento del nobiluomo: un tappeto lungo sette metri e largo tre, capolavoro dell’arte persiana che rappresenta una scena di caccia e offre la visione del mondo sfarzoso della Corte persiana negli anni del Rinascimento italiano. E’ considerato fra i più preziosi al mondo.
Nella Sala dei Vetri di Murano – per la notevole raccolta esposta – si trovano i ritratti di donna Rosa Trivulzio, di Gian Giacomo con i suoi folti favoriti e anche un suo bel ritratto da bambino.
E molto, moltissimo altro ancora, in un susseguirsi di sale, corridoi, angoli che si spalancano su altri ambienti, e gli scenari sono le raccolte d’eccezione.
Scendere per raggiungere l’uscita, è percorrere l’elegante scalone: fusione di pietre antiche, marmi ottocenteschi, putti di bronzo provenienti dalla Basilica di S. Eustorgio. Accanto all’ultimo gradino una fontana.
Ma come raccontare tutto? Il Museo Poldi Pezzoli non è un palazzo, non è una dimora, è piuttosto un mondo unico, irripetibile; è il sogno di un uomo che si è fatto destino, è il cammino e il senso della vita di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Quel collezionismo appreso da sua madre e diventato l’indelebile segno della sua esistenza.