Nel XII e XIII secolo aveva nome Corsia dei Servi, ed era il tratto di strada piuttosto stretto che congiungeva Piazza del Duomo a Porta Orientale.
Il nome era stato ripreso dal convento e dall’antica chiesa dove venivano officiate le funzioni sacre dai Servi di Maria, Ordine religioso che praticava la questua per le vie della città, nella quale i monaci si erano trasferiti lasciando il loro primo convento a Gorgonzola perché favoriti dalla volontà dell’Arcivescovo Ottone Visconti. Proprio in Corsia dei Servi, Alessandro Manzoni nel suo capolavoro ricorda El Prestin di Scanscassalito dai milanesi inferociti durante i giorni della rivolta del pane, causati dalla carestia del 1628.
“Nella strada chiamata Corsia de’ Servi c’era e c’è tuttavia, un forno che conserva lo stesso nome – El Prestin di Scansc – A quella parte s’avventò la gente.
Quelli della bottega stavano interrogando il garzone tornato scarico, il quale, tutto sbigottito e abbaruffato riferiva balbettando la sua triste avventura.
La gente comincia a affollarsi di fuori e a gridare: – Pane, pane! Aprite, aprite!…”
(I Promessi Sposi – Capitolo XII)
Nella prima metà dell’800 le case e le botteghe – in realtà catapecchie e minuscoli locali su strada per ciabattini e rigattieri – in Corsia dei Servi verranno abbattute per far posto a palazzi di prestigio in stile neoclassico, e sarà negli anni 1838-1847 che verrà edificata la monumentale chiesa di San Carlo al Corso. La maestosa mole a pianta circolare sorta sull’area della chiesa di Santa Maria dei Padri Serviti da cui, come si è ricordato, il nome dell’antica Corsia.
Inizia così la storia di un percorso signorile, raccontato più volte da Stendhal, con il passaggio delle carrozze sul far del tramonto, con ampio spazio verde in quella che è oggi via Marina, arredato per comodi e freschi conversari.
Dal 1830 sino al 1859 era stata ridefinita dalla toponomastica Corso Francesco in onore dell’Imperatore d’Austria, Re del Lombardo-Veneto; con l’Unità d’Italia diventerà, come lo conosciamo, Corso Vittorio Emanuele II.
È il 19 novembre 1870 quando in un vecchio edificio del Corso, magazzino di mobili poi diventato caffè-concerto e quindi teatro, debutta El barchett de Boffalora.
Autore della commedia e fondatore della Compagnia è l’avvocato Carlo Righetti, ribattezzato da se stesso Cletto Arrighi, letterato protagonista della Scapigliatura, un borghese stravagante e dinamico, divorato dal demone del gioco che gli rovinerà la vita e lo farà morire in miseria.
In quella commedia al Teatro di Corso Vittorio Emanuele II debutta il giovane attore Edoardo Ferravilla: desolante insuccesso per le prime cinque sere, poi un trionfo che porterà a centinaia di repliche, rivelando il talento del Ferravilla e l’epoca d’oro del teatro milanese.
Ventisei anni dopo, nella stessa sala, una novità assoluta: pochi minuti di spettacolo per “scene cinematografate con sistema Lumière”.
È quindi in Corso Vittorio Emanuele II che si avrà l’esordio del cinema a Milano!