Idroscalo, il mare dei Milanesi! Certo, appunto. Nella seconda metà degli Anni Venti c’era il convincimento che l’aviazione commerciale italiana avrebbe avuto uno sviluppo prevalentemente sopra il mare; inoltre gli idrovolanti italiani avevano ottenuto lusinghieri successi in varie competizioni internazionali.
Nel 1926, nell’ambito del progetto per il miglioramento dell’area di Taliedo, si era pensato di unificare in una sola struttura l’operatività degli aeroplani e degli idrovolanti. Da qui l’idea della creazione di un bacino di ammaraggio a lato di quella che è oggi via Mecenate, parallelamente agli scavi del mai realizzato canale industriale Milano-Po. (il canale in effetti arrivò, e arriva tuttora, solamente fino a Pizzighettone, in provincia di Cremona).
Nel 1927 l’idea prende forma in un’area un po’ più a est, dove già esistevano cave aperte per la costruzione del grande scalo di smistamento di Lambrate.
Il progetto ottiene l’interessamento e il sostegno del Presidente della Fiera di Milano Fabio Mainoni che incarica dello sviluppo dello stesso un giovane e brillante geometra – Gino Utili – che lavora alla Caproni, che è l’Azienda che costruisce aerei e che ha i propri capannoni nell’area di Taliedo, in Via Mecenate. Peraltro non rimarrà la sola Azienda specializzata in zona; nel 1929 vi si trasferirà, verso via Bonfadini, anche la Piero Magni Aviazione.
Gino Utili lavora intensamente, concentra le sue energie e la sua capacità professionale verso l ‘obiettivo che lo anima. Il progetto piace, al punto che l’utilizzo ipotizzato viene ampliato, secondo il successivo parere degli Uffici Tecnici della Provincia. “Non solo per l’attività degli idrovolanti, ma anche dedicato agli sportivi, canottieri, nuotatori, tutti coloro che amano lo sport che ha a che fare con l’acqua”. L’Idroscalo sarà dunque la meta degli sportivi, oltre che del traffico aereo.
È il 1928. Si comincia.
I dati tecnici precisano: una movimentazione di milioni di metri cubi di terreno, 2500 mt di lunghezza, 300 mt di larghezza alla estremità nord, 450 mt di larghezza alla estremità sud, profondità di circa una decina di metri.
28 Ottobre 1930.
Bandiere, battimani, discorsi ufficiali, una certa emozione. Si inaugura “L’Idroscale Provincia di Milano”. Il futuro per la verità sarà un po’ diverso dalle previsioni, per lo meno per quanto attiene il traffico aereo; infatti negli Anni Trenta lo sviluppo dell’aviazione terrestre determinerà l’abbandono degli idrovolanti. L’utilizzo del bacino sarà prevalentemente sportivo, con campionati europei di canottaggio, i campionati di motonautica, le gare internazionali.
Alla fine del decennio l’Idroscalo sarà riconosciuto come “la spiaggia dei milanesi”
che tutte le domeniche d’estate arrivano in bicicletta e si regalano “una giornata di mare”.
Negli Anni Cinquanta, in pieno boom economico, si apre il periodo di massimo splendore per l’Idroscalo. Questo bacino artificiale entrerà nell’ immaginario della città nel 1960 quando Luchino Visconti gira una sequenza di «Rocco e i suoi fratelli»; così narra la storia, ma in verità, le drammatiche scene finali del film verranno girate sul lago di Fogliano, in Lazio. L’allora Presidente della Provincia, Adrio Casati, proibì a Luchino Visconti di fare riprese all’Idroscalo. “Non abbiamo concesso a Luchino Visconti di girare all’Idroscalo”, disse il Presidente, “perché riteniamo che non si tratti di una pellicola propriamente di… bella vita. Noi pensiamo che l’Idroscalo stia per diventare il polmone della città: un luogo per gente sana, sportiva, per i giovani”.
Sarà Enzo Jannacci, pochi anni dopo, a immortalarlo nella canzone «El portava i scarp de tennis».
E intorno il verde, tanto verde, soprattutto dopo il rimboschimento effettuato nel biennio 1957/58.