È la vigilia di Natale. Con il cappottino liso, la sciarpa stretta attorno al collo, i guanti di lana a proteggere le mani screpolate dall’acqua fredda e dal tanto strofinare la biancheria dei sciòri, passeggiando come una signora, nel tardo pomeriggio era arrivata sino in centro, piazza Cordusio, via Mercanti, in fonda piazza Mercanti dove si voleva fermare perché aveva sentito dire di una bella mostra di quadri.
Eccoli dunque i quadri da guardare e da ammirare, poi si sarebbe offerta una cioccolata fumante bella densa, che un regalo a Natale era giusto farselo, e poi avrebbe aspettato la mezzanotte per assistere alla Messa solenne in Duomo.
Il Duomo di Milano. Un gigante di marmo. Aveva letto che l’esterno intricatissimo delle guglie è ornato da 1800 statue, mensole, testine, altorilievi, e poi ci sono 400 statue sulla facciata e sui fianchi e 96 giganti. Oltre alle 1200 statue dell’interno. E la vertiginosa altezza delle volte e le vetrate che trasformano la luce dell’esterno in fasci colorati. E la Madonnina splendente lassù in cima, verso la quale la sua preghiera saliva ogni volta che le capitava di attraversare il sagrato.
Siccome nevicava avrebbe atteso l’ora della Messa rimanendo seduta nell’immensa solenne cattedrale a godersi la grandiosità e il raccoglimento, oltre la protezione dai fiocchi di neve che continuavano a scendere avviluppando Milano in un abbraccio bianco.
Era davanti a un quadro, quando… ”Non rimanere sulla porta, entra su!”. Aveva un sorriso felice la ragazzina che le aveva afferrato la mano e l’aveva trascinata con sé dentro una sala elegantemente arredata, illuminata dalle tante e tante lampadine di un lampadario a gocce. Da un lato un divano con due poltrone davanti a un camino acceso, accanto a una finestra un’altra poltrona con vicino un tavolinetto sul quale era posato un libro, tutta la parete di fronte alla porta occupata da una lunga tavola apparecchiata e imbandita con ogni ben di Dio: panettone, torrone, marron glacé, cioccolatini, frutta candita, cioccolata calda in tazza con panna montata, frutta secca. Oltre alla ragazzina che l’aveva invitata a entrare, che indossava un cappotto rosso guarnito ai polsi e al collo con bordi di pelliccia bianca, così come di pelliccia identica aveva il cappello, c’erano altre due fanciulle in piedi al centro della stanza, l’una maggiore a vedersi e l’altra minore, che indossavano entrambe una gonna lunga, l’una blu e l’altra azzurra, e camicetta bianca ricamata, e una signora seduta accanto al tavolo in abito scuro dal collo alto e con una lunga catena d’oro alla quale era appeso un ciondolo pure in oro, e al suo fianco, in piedi con la mano appoggiata alla spalliera della sedia, un signore in abito grigio con gilè: una bella famiglia.
Al centro della sala, un grandissimo albero di Natale. Appese a ogni ramo fragili palline di vetro soffiato, figurine di Babbo Natale in vetro colorato, batuffoli di banbagia a emulare fiocchi di neve sparsi, strisce di carta d’oro e d’argento che lo avvolgevano dalla cima al fondo, e tante campanelline luminose a ornarlo con brevi raggi di tanti colori.
Che perfetta atmosfera natalizia!
Strana impressione però: sia gli abiti che l’arredamento le apparivano di foggia antica, persino l’atmosfera sembrava come bloccata nel passato, quasi che l’ingresso in quella sala sontuosa fosse stato in realtà un salto nel tempo.
Una voce che proveniva dalla sua destra, intanto, le stava chiedendo: “Sei mai stata alla fiera degli Oh bej!Oh bej! ?”. Il 7 dicembre, la fiera di Sant’Ambrogio.
Tutti i milanesi via via assistevano a una delle Messe celebrate durante tutta la giornata e all’uscita si accalcavano attorno alla Basilica del Santo Patrono circondata dalle bancarelle. Questo dal 1866, perché nei secoli precedenti, a partire dal 1288, la fiera di Oh bej!Oh bej! si teneva nei pressi della chiesa di Santa Maria Maggiore, la cosiddetta Cattedrale invernale, consacrata la terza domenica di ottobre dell’836 nell’area dove sorge il Duomo; nelle vicinanze sorgeva la chiesa di Santa Tecla, la cui costruzione venne iniziata nel 340, considerata la Cattedrale estiva: infatti la terza domenica di ottobre il Capitolo, cioè il Collegio degli ecclesiastici, si spostava da Santa Tecla in Santa Maria Maggiore dove sarebbe rimasto a svolgere le funzioni liturgiche sino alla vigilia di Pasqua.
Le era bastato sentir nominare la fiera di Oh bej!Oh bej! e c’era già dentro…