A Palazzo Pirelli è stato possibile visitare il “Presepe ritrovato” di Francesco Londonio o “ Presepe del Gernetto”. Un trionfo di pubblico, ben 10.008 visitatori, per un’opera di grande valore esposta per la prima volta al pubblico fino al 10 gennaio nel foyer del “Pirellone”, sede del Consiglio Regionale della Lombardia.
Francesco Londonio fu uno dei più importanti artisti lombardi del ‘700, fondatore del Teatro dei Foghetti insieme ad altri colleghi che come lui animavano le feste nei nobili palazzi milanesi.
Nel XVII secolo si sviluppò una particolare tecnica, la realizzazione di figure dipinte o incise su carta e incollate su sagome di cartone scontornate, così da poterle disporre scenograficamente su piani prospettici per ricreare un presepe;
tecnica in uso soprattutto nella Germania cattolica e nel Tirolo, com’ è testimoniato dai Papierkrippen conservati presso il Bayerisches National Museum di Monaco, il Tiroler Volkskunstmuseum di Innsbruck e il Museo Diocesano di Bressanone o quelli che ancora vengono allestiti annualmente in alcune chiese bavaresi e austriache, ormai rare testimonianze destinate a inevitabile perdita causa la fragilità dei materiali.In Italia tale produzione ebbe notevole sviluppo soprattutto in Lombardia, proprio con Francesco Londonio, (Milano 1723-1783), pittore, incisore e scenografo specializzato in presepi, in scene campestri e raffigurazioni di animali.
Artista elegante e raffinato, il Londonio fu un ritrattista molto ricercato dalle importanti famiglie milanesi: fra i suoi committenti i Borromeo, gli imprenditori locali e i grandi proprietari terrieri annoverati alla nobiltà in tempi più recenti, come i Greppi, i Tanzi, gli Alari e i Mellerio, per i quali realizzerà proprio il Presepe oggetto di questa mostra. La sua opera migliore è rappresentata dal presepe della Basilica di San Marco, collocato nella settima cappella a destra; opera straordinaria, tale da ottenere all’artista il ruolo di scenografo del Teatro alla Scala per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria.
“Il Presepe ritrovato” è un capolavoro d’arte sacra del XVIII secolo. Si tratta di un presepe particolarissimo con più di 60 sagome di legno di dimensioni naturali, su cui sono incollati – dipinti a olio su carta – la Sacra Famiglia, i contadini, i pastori, gli zampognari, i pifferai. L’opera viene realizzata dall’ artista per Villa Gernetto a Lesmo, proprietà del Conte Giacomo Mellerio (1711-1782), dove Londonio era solito passare periodi di villeggiatura. Nel corso dell’Ottocento gli eredi Mellerio fecero montare le sagome entro cornici, quale decoro stabile per i saloni della residenza brianzola.
“Il presepe”, afferma il Presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi, “è una tradizione italiana e un elemento della nostra cultura popolare che condensa i significati che si accompagnano alla nascita di Gesù. Ma è anche una rappresentazione dei valori dell’umanesimo cristiano: la sacralità della vita che nasce, la famiglia, la pari dignità degli umili nei pastori che per primi incontrano Gesù, l’attenzione al creato. Nel presepe c’è anche l’attenzione alla diversità delle altre culture, pensiamo ai Magi venuti dall’ Oriente. Sono valori universali che tutti credenti e non, possono fare propri. Con questo spirito ospitiamo queste bellissime opere d’arte che sono certo conquisteranno gli ospiti in visita nella nostra sede, offrendo loro una pausa di riflessione e di bellezza”.
Nuova acquisizione del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano, grazie alla donazione di Anna Maria Bagatti Valsecchi, la raccolta proviene dalla collezione Cavazzi della Somaglia, conservata nella Villa Gernetto a Lesmo.
Ma Londonio fu anche un altro innovatore. Ritagliava figurine per dar vita al “Teatro dei Foghetti”, un teatrino ambulante fatto di scenografie di carta pergamena dipinta. Attraverso un geniale sistema e una lanterna magica, riusciva a creare vivide figurazioni e suggestioni, suscitando l’entusiasmo degli spettatori. Il teatrino era costituito da una grossa scatola di legno, aperta da un lato sul quale si inserivano le scenografie in carta pergamena dipinta a mano dal Londonio. Una fila di lumini all’ interno (in dialetto foghetti) da cui prenderà il nome la Compagnia, sfruttando la trasparenza della pergamena ne proiettava il disegno su un muro. Un meccanismo funzionante a sabbia faceva girare una ruota su cui erano posti i disegni dei personaggi della storia che si andava a narrare. Si creava così un effetto simile a una proiezione di diapositive o quasi un cinema in miniatura.
Insomma, Milano nel Settecento aveva già il suo cinematografo!