E’ mercoledì 12 dicembre 1821. A Rouen il dottor Achille Flaubert medico e chirurgo molto stimato e la moglie, l’incantevole Anne-Caroline, diventano di nuovo genitori. Nasce Gustave.
Dopo la nascita del primogenito, Achille come il padre e come il padre anche lui diventerà medico, dopo nascite e lutti di bambini ancora in fasce, rimarranno in tre i piccoli Flaubert: il primogenito di 11 anni, Gustave, e nel 1824 la sorellina Caroline.
Gustave Flaubert, inquieto e sofferente di attacchi di epilessia, ribelle ma sicuramente borghese, romantico eppure attratto da fantasie erotiche, appagato nel suo egocentrismo dall’essere circondato da amici che ascoltano i suoi racconti, i suoi aneddoti e attratto dalla vita brillante di Parigi, predilige però la dimora che la famiglia ha acquistato a Croisset: un castello settecentesco con molte stanze ampie e luminose arredate con estrema eleganza, e circondato da un giardino sulla riva della Senna arricchito da un viale di tigli. E’ questo il luogo del cuore dove Flaubert può lavorare nel silenzio e nella solitudine, lontano da distrazioni e dal chiacchiericcio mondano. Scrittore folgorato dalla passione per la letteratura che però confesserà nel suo diario: “Pochi uomini, credo, hanno sofferto quanto me per la letteratura.” Con la determinazione di scrivere per se stesso e lacerato dal dolore per l’incomprensione dei critici dopo essere stato convinto a pubblicare.
Una vita la sua, divisa fra timidi innamoramenti e roventi passioni. Come quella infinita seppure altalenante che inizia quando lui è un giovane di 25 anni e lei, Louise Colet, è una poetessa trentaseienne dalla libera e vivace vita sentimentale.
E con il rovello dell’insoddisfazione del padre che gli dice “Chiunque, se ha del tempo libero può scrivere un romanzo. La letteratura, la poesia, a cosa servono?”. Fra il primogenito chirurgo come lui e Gustave il fallito, la scelta è naturale. Ed è naturale che Gustave si senta rifiutato, compreso solo dalla madre, con la quale dividerà la vita nella tranquillità di Croisset. “La malattia avrà sempre il vantaggio di permettermi di occuparmi come intendo io, il che è un grande vantaggio nella vita. Non vedo nulla al mondo che per me sia preferibile a una bella stanza ben riscaldata, con i libri che amo, e tutto il tempo libero desiderato.”
Da questo magma di tormento, un patrimonio di capolavori.
Indimenticabili “L’educazione sentimentale”, che è l’esperienza amorosa dell’uomo Gustave rielaborata attraverso le parole, la ricerca stilistica, l’aggiunta della fantasia del romanziere Flaubert.
E la celeberrima “Madame Bovary”, che decide di scrivere nel 1851. Mentre è impegnato nella stesura della sua Bovary, sempre dal suo diario:
“Amo il mio lavoro di un amore frenetico e perverso. Anche se talvolta dopo aver scarabocchiato lunghe pagine, scopro di non aver composto una sola frase. Ebbene! Non cambierei tutto ciò con nulla, obbedisco ad una fatalità superiore. Mi commuovo da solo scrivendo, gioisco per la suggestione della mia idea, della frase che la rappresenta, per la soddisfazione d’averla trovata.”
L’esistenza di Gustave Flaubert è così intensa da rileggere come un romanzo, il cui epilogo arriva drammaticamente sabato 8 maggio 1880. Il suo cuore cessa di battere a causa di emorragia cerebrale.