EMILIO DE MARCHI
La narrativa dell’umanità dimessa e umiliata
Appartenente ad una famiglia di modeste condizioni e presto orfano di padre, il milanese Emilio De Marchi nasce il 31 luglio 1851.
A costo di sacrifici riuscirà a laurearsi in Lettere nel 1874 all’Accademia Scientifico-Letteraria di Milano – progenitrice dell’Università degli Studi – e presso l’Accademia stessa poi diventerà libero docente di Stilistica. Sarà anche un solerte frequentatore del mondo letterario milanese, dominato in quegli anni dalla Scapigliatura.
De Marchi inizia nel 1877 a scrivere romanzi (Il signor dottorino, Due anime in un corpo); successivamente si dedica ad un nuovo genere letterario, il noir, con un romanzo che sarà il primo vero poliziesco italiano.
Uscirà a puntate sul quotidiano milanese “L’Italia”.
Il titolo: Il cappello del prete.
Protagonista il barone napoletano Carlo Coriolano di Santafusca, strangolato dai debiti. Il co-protagonista è don Cirillo ‘o prevete, famoso fra i popolani di Napoli per il suo talento di dare i numero vincenti da giocare al lotto.
Entrambi mossi da pessime intenzioni: il prete, che si dice disposto ad accettare la proposta d’acquisto della Villa del barone di Santafusca, ma in realtà deciso a mettere in atto una truffa, visto che se riuscirà ad appropriarsene potrà rivendere l’immobile alla Sacra Diocesi disposta a pagare cinque volte tanto la somma da lui promessa al barone. Quest’ultimo, deciso ad un atto criminale: subito dopo l’acquisto, ucciderà ilprete per impossessarsi delle sue ricchezze accumulate negli anni con la truffa e l’inganno. Fra i due, un cappello nuovo da prete, testimonianza muta del delitto che verrà poi drammaticamente confessato dal barone di Santafusca.
Il romanzo verrà proposto in versione televisiva in 3 puntate nel 1970, regia di Sandro Bolchi e interprete un magistrale Luigi Vannucchi nei panni del barone.
Da non dimenticare anche il successivo romanzo: Demetrio Pianelli.
Ambientato a Milano, il protagonista è un modesto impiegato. Suo fratello Cesarino, anch’egli impiegato alle Poste, spendaccione e mondano, messo alle strette da troppi debiti si suicida. Demetrio si assume l’onere della famiglia del fratello – la cognata Beatrice e la nipotina Arabella – la lotta contro i creditori, i sacrifici per risparmiate tutto il possibile al fine di riuscire a saldare i debiti del fratello. Non ricambiato dalla cognata, della quale si è innamorato ma che gli preferisce un ricco giovane cugino, subisce anche un inaspettato trasferimento di sede del lavoro.
A Demetrio Pianelli non resterà che rientrare nella solitudine e nel mediocre trantran dei suoi giorni oscuri.
Anche questo romanzo verrà pubblicato a puntate sul quotidiano milanese “L’Italia”.
Nel 1963 ci sarà la versione televisiva, sempre per la regia di Sandro Bolchi, con una serie di nomi famosi fra gli interpreti: Paolo Stoppa, Raoul Grassilli, GianricoTedeschi, Ave Ninchi, Tino Scotti e la piccola Loretta Goggi.
Giovanna Ferrante