Gabriele Albertini
Sindaco refrattario (poi appassionato)
Un libro interessante “RIVOGLIO LA MIA MILANO”, di Gabriele Albertini con la collaborazione di Sergio Rotondo.
Pagine che raccontano l’uomo e la sua lunga avventura di primo cittadino di Milano.
Albertini Sindaco.
Lo aveva previsto? Lo avrebbe voluto?
No, la risposta ad entrambi gli interrogativi. Il rifiuto perentorio. Cosa c’entra lui, un imprenditore, con la politica?
Seppure un imprenditore di ampie visioni e chiamato ad importanti incarichi: vicepresidente di Assolombarda e nel Consiglio direttivo di Confindustria, a cui farà seguito la presidenza di Federmeccanica.
Il mistero della sua apparizione nell’arena elettorale è da ricercarsi nelle sue spiccate capacità direttive.
In alcune pagine le sue parole che raccontano, vibrano della luce del flusso dei ricordi.
È un’opzione impegnativa, e molto; pur essendone pienamente consapevole è necessario che si arrenda al moto fatale della sorte scritta per lui. Che i milanesi vorranno per ben due mandati.
L’istante fissa per sempre il momento dell’accettazione, annullando le sue intenzioni di rifiuto.
A 46 anni Gabriele Albertini diventa sindaco di Milano. E’ il 1997, anni difficili per la città, tensioni politiche e la necessità di riprendere lo sviluppo economico.
Le sue capacità irrompono nella città.
E tutto si rinvigorisce nella missione sociale, diventa impeto che ha un solo ideale “MILANO” e che sarà scandito da anni plasmati di esperienza amministrativa e di coraggio.
“Mezzo milione di voti fra il primo e il secondo mandato, un record di consensi mai raggiunto da quando esiste la Repubblica”
In questa sua frase il suo senso di gratitudine per i milanesi.
Che lo voteranno ancora, dandogli appunto la soddisfazione di due mandati.
Inoltre avrebbe ottenuto anche il doppio commissariamento alla depurazione, al traffico, ai trasporti, alla viabilità.
Certo ci sono state le incomprensioni, il mancato ascolto, le fatiche, le progettualità non sempre accolte. A volte si sarà sentito come chi scrive sulla sabbia del deserto. Perché questa è la vita, che alterna applausi e amarezze.
“Quegli anni a Palazzo Marino sono stati una esperienza faticosissima e stressante, ma mai ho avuto una così forte sensazione di essere così utile alla collettività, la sensazione gratificante di essere al servizio della mia città. Sono stati anni importantissimi per me. Dal 1997 al 2006 ho fatto qualcosa di buono”.
Sindaco, questo il suo dovere assoluto. Ma Gabriele Albertini con l’incarico di Presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo ha lasciato tracce in Europa, così come svolgendo il suo ruolo in Senato.
E nel libro questo è un capitolo da leggere, rileggere, sul quale riflettere; la forza di volontà che scende in campo per continuare a battersi con costanza e tenacia nel nome di quello che è giusto.
Proprio in Senato infatti, con l’impegno in Commissione Giustizia, il senatore Albertini veicola una sua proposta. Incredibile quel 3 marzo 2016. Raccoglie in poche ore il consenso del 55% dei senatori, consenso che in seguito arriverà ad oltre il 60% , una maggioranza trasversale che accomuna nel grande ventaglio delle firme la destra, il centro, la sinistra.
Di che cosa si tratta? Il risarcimento agli imputati innocenti.
“Se il fatto non sussiste, se l’imputato non lo ha commesso … il giudice nel pronunciare la sentenza condanna lo Stato a rimborsare le spese di giudizio.
Nel caso di dolo o colpa grave da parte del pubblico ministero … lo Stato può rivalersi sullo stesso magistrato.”
Seguiranno sofismi e discussioni, accorpamenti ad altro progetto di legge.
Sarà una dura battaglia però, seppure dopo 5 anni, la “Riforma Albertini” diventa legge della Repubblica.
Torniamo a Milano. Le vie, le piazze, i parchi, i palazzi, i tram, i taxi, il Castello, il Duomo, la Galleria.
E Il Teatro alla Scala, orgoglio di tutti i milanesi, il teatro lirico più importante al mondo.
Per Albertini, la grande soddisfazione.
“Restaurato il Teatro, costruito gli Arcimboldi, risistemato l’Ansaldo che accoglie i laboratori, i magazzini, il reparto scenografie, la sartoria e un palcoscenico delle stesse dimensioni di quello del Piermarini per le prove dei balletti.
Tutto il sistema Scala rigenerato, nel pieno rispetto dei tempi previsti e delle previsioni di spesa.
Lo dico con orgoglio. L’emblema della città che diventa anche emblema dell’efficienza della nostra amministrazione.”
Altri capitoli raccontano gli incontri con le personalità italiane e straniere che hanno fatto la Storia di quegli anni.
A quei colloqui che divengono scambio ed intreccio operativo nazionale e internazionale, si devono le molteplici onorificenze che il sindaco ha ricevuto. E che custodisce ed esibisce con personale legittima soddisfazione.
Ed è bello il sorriso che appartiene all’uomo e non al primo cittadino.
Possiamo forse negare che a tutti piace il riconoscimento e la lode?
Giovanna Ferrante