“Una cronaca inedita, un diario di bordo scritto dall’ammiraglio che si è trovato sul ponte di comando mentre fuori infuriava la tempesta, la gente moriva…
…Sembrava persa la certezza che la forza della grande Lombardia non potesse essere intaccata da niente e da nessuno…
…In quel primo anno di pandemia contro Giulio Gallera all’epoca Assessore al Welfare e gli altri comandanti, è stata montata una delle più grandi, violente e vigliacche campagne di denigrazione alimentate da speculazioni politiche e di cui la stampa e l’informazione si siano mai rese responsabili. E cosa più grave è stato fatto sulla pelle di migliaia di morti, decine di migliaia di malati, e milioni di cittadini impauriti.
La verità è che Giulio Gallera, nel caos nazionale assoluto e nell’impreparazione del Governo, insieme ai suoi collaboratori e al Governatore Fontana, ha costruito le fondamenta per ricostruire a tempo di record l’affidabilità e l’efficienza di Casa Lombardia.
Di questo ne sono certo.
(dalla Prefazione di Alessandro Sallusti)
Giulio Gallera ha deciso di raccontare quell’anno che rimarrà per sempre dentro di lui.
“Questa storia comincia verso la fine di febbraio 2020 e si conclude nel gennaio dell’anno successivo, quando lascio il mio incarico alla guida dell’Assessorato Welfare della Regione Lombardia.
Quasi 12 mesi in cui il mondo è stato sconvolto e messo sottosopra dal virus della Sars-CoV-2”
Inizia così il libro scritto da Giulio Gallera. Un testo dignitoso e coraggioso.
DIARIO DI UNA GUERRA NON CONVENZIONALE
La nostra lotta contro il virus
La storia della nostra Nazione aggredita dall’inverosimile.
La storia di un uomo, in quell’anno Assessore al Welfare.
20 febbraio 2020. Ore 21,30.
Gallera è a Abbiategrasso a cena con amici. Viene raggiunto da una telefonata, quella che resterà indelebile nella sua memoria. E’ Luigi Cajazzo, direttore della Direzione Generale Welfare “Abbiamo il primo positivo al Covid, un uomo di Codogno”.
L’Assessore non lo può sapere, nessuno di noi lo può sapere, ma da quel momento la nostra vita quotidiana, le nostre certezze, i piccoli e grandi problemi, le abitudini, tutto verrà travolto da un virus di cui non si conoscono caratteristiche, pericolosità, violenza. Tutto viene spazzato via, l’incredulità assiste impotente alla normalità cancellata, nulla sarà più come prima.
Gallera sale in auto, da Abbiategrasso arriva a Palazzo Lombardia allarmato ma fiducioso, l’esperienza era stata fatta con i primi 100 casi sospetti – ma negativi – fra gennaio e febbraio. Il meccanismo era avviato.
Inoltre da Roma non era giunto alcun allarme particolare.
Poi seguiranno giornate infinite e angosciati: domenica 23 febbraio, 7 provincie su 12 hanno pazienti positivi per un totale di 114 casi.
Si profila la decisione delle chiusure di ogni genere, manifestazioni sportive, funzioni religiose, cinema, teatri, musei, per i bar e i locali notturni chiusura alle 18.
In Lombardia i Laboratori di riferimento riconosciuti dall’Istituto Superiore di Sanità sono solo 3: all’Università Statale, all’Ospedale Sacco, al San Matteo di Pavia; inoltre il numero di kit utilizzati nei laboratori è esiguo se paragonato alle necessità.
Domanda: perché a livello nazionale non si è ampliata la rete dei Laboratori abilitati?
Altra domanda: perché il Commissario all’emergenza Covid non ha imposto acquisti di kit in numero adeguato alla richiesta, vista l’ondata che ha travolto l’Italia?
Solo la Lombardia si è attivata coinvolgendo 47 strutture di ricovero e cura pubbliche e private disponibili per attivare laboratori di ricerca.
Dopo una settimana la situazione peggiora drasticamente, è inimmaginabile, gli ospedali sono in sofferenza.
Il seguito lo sappiamo, lo abbiamo vissuto, lo abbiamo sofferto, atroce il dolore per il numero altissimo dei decessi.
In questa situazione dov’è il Presidente Conte? Ignora i protocolli emanati dal suo Ministro della Salute, ignora o finge di ignorare che la Lombardia ha sempre agito nel rispetto delle norme e dei regolamenti; se ci deve essere collaborazione leale fra le istituzioni territoriali, deve essere anche elemento fondamentale di chi ricopre cariche di governo.
Passano i giorni, le settimane. Per tentare di fermare la diffusione del virus si deve arrivare al lockdown, accolto e condiviso dalle istituzioni lombarde e anche dal sistema produttivo, dalle associazioni di categoria. E dopo un faticoso braccio di ferro anche dal Governo affinché, superando l’inerzia, emanasse il Dpcm per chiusure indispensabili a rallentare il contagio.
Amare e dolenti le parole che Giulio Gallera scrive per trasmettere quello che ha provato di fronte a scenari di assoluto dolore, e non è che uno dei molteplici strazianti ricordi.
“Raggiungo il presidio di Lodi. Entro nel Pronto Soccorso. Un’esperienza terribile, vedo gli effetti rovinosi del virus, vedo la sofferenza. Provo ammirazione incondizionata per i medici e gli infermieri che ogni giorno affrontano questo strazio.” .
Seguirà un altro scontro pesante con il Governo, per le mascherine in panno.
Ne verranno consegnate 250.000 al giorno per alcuni giorni, questo assicura la Protezione Civile – leggi Domenico Arcuri – nominato dal Presidente Conte come Commissario Straordinario per l’emergenza Covid.
Peccato che il personale delle terapie intensive della ASST Rhodense e dell’Ospedale San Carlo si rifiutino di utilizzarle.
Non solo non sono idonee, ma sono degli stracci.
E quante ne sono state comperate e quanto sono state pagate?
Solo dopo 2 anni si saprà che per stoccarle in magazzini e smaltirle sono stati spesi – sperperati – 3 milioni di euro!
Le pagine di questo libro sono tutte da leggere, da rileggere, sulle quali riflettere, pronunciando una preghiera per coloro che non ce l’hanno fatta, una parola di gratitudine per chi si è battuto sino allo stremo nelle corsie degli ospedali e nelle rianimazioni e per i tanti dirigenti che hanno avuto la capacità di riorganizzare, in pochissimi giorni, il sistema sanitario lombardo così da riuscire a fronteggiare le ondate devastanti del covid. Quale potrà mai essere il compenso per la loro fatica, per le emozioni che li hanno lacerati nel profondo?
Giulio Gallera, offeso dalla presunzione, dallo scherno perfido, dalle vergognose calunnie, oppone coerenza contro falsità.
Anche se è indimenticabile e imperdonabile l’indegna ferita inferta alla nostra Regione.
“Contro il virus, il nemico sconosciuto, abbiamo combattuto a mani nude; oltre a questo, contro l’ondata di fango e falsità che mi ha investito per mesi.
Ma i dati sono incontrovertibili, nulla possono le false ingiurie e le accuse calunniose.”
Servirà questo libro alla rinascita delle coscienze, nel nome dell’onestà?
Giovanna Ferrante