LE CINQUE GIORNATE
DI MILANO
Cannone, gemiti, sangue.
“I rintocchi delle campane chiamano all’armi gli abitanti dei paesi attorno. Senza dubbio quegli amici sono in via per soccorrerci. Assediati come siamo nel centro della città non ne abbiamo certa notizia. Ci raggiunge un prete, ci ragguaglia sulle atrocità commesse dagli austriaci, era stato trucidato un predicatore e otto cadaveri erano stati trovati arsi nelle vicinanze di Porta Tosa”.
Furia di artiglierie. Spari. Gli insorti sempre più audaci, anche le donne armate scarmigliate e inferocite svelte di proiettili pronte a stenderlo, il maledetto austriaco. Pioggia di fucilate, armi strappate al nemico, dai tetti tiro al bersaglio con pietre e tegole. Azione coraggiosa quella di un lattaio, uomo mansueto fino l’altro ieri ora eroico cittadino, appollaiato sul tetto della Chiesa del Carmine impegnato a prendere a bersaglio i torrioni del Castello.
Gli austriaci, logorati dalla guerriglia nelle strade, sono costretti ad abbandonare il Broletto, dove si insedia il Governo Provvisorio con a capo Gabrio Casati.
Intanto una figuretta si aggiunge allo scenario dei rivoltosi.
È poco più di un bambino, si muove con l’agilità di un gatto, riesce a sgusciare fra le barricate e gli occhi pur attenti degli austriaci non riescono a sorprendere i suoi movimenti.
È uno dei tanti Martinitt, gli orfani che sono diventati portaordini per i coraggiosi milanesi che tengono le barricate, staffette al servizio del Comitato di Guerra.
Era stato Enrico Cernuschi ad avere l’idea.
Aveva scritto indirizzando la sua richiesta alla direzione dell’Istituto di San Pietro in Gessate, l’Istituto che al termine delle Cinque Giornate avrebbe accolto anche gli orfani delle vittime degli scontri.
“Fino a nuovo ordine codesta Direzione vorrà far trovare a disposizione del Comitato orfani in qualità di messaggeri”.
Dei Martinitt, che si spenderanno senza risparmio in azioni indispensabili per trasmettere i dispacci con le decisioni e le strategie al fine di raggiungere la vittoria, si dirà con commozione: “Sotto i goffi panni della loro divisa si nasconde un cuore d’oro!”
Qualcuno di loro paga con la vita.
Sogni di ragazzini spezzati dal fuoco nemico.
Sogni spezzati, ma riverso in quel sangue ognuno di voi è diventato leggenda.
Tratto dal mio libro
“QUEI GIORNI DI LIBERTA‘”