È il mese di febbraio dell’anno 1489.
Scivola sulle acque del Naviglio Grande una flottiglia di navi da parata, decorate con stemmi principeschi, motivi ornamentali, magnificamente addobbate. Trasportano gli sposi e i tantissimi invitati ad un matrimonio fiabesco: le nozze fra Gian Galeazzo Sforza e Isabella D’Aragona, figlia di Alfonso Re di Napoli.
La sposa è arrivata da Napoli via Genova – poi Tortona, Vigevano, Abbiategrasso. Oltre alle dame ed ai cavalieri, per questo ultimo tratto milanese verso il Castello, accanto a lei il futuro sposo e lo zio di questi, il potentissimo Ludovico il Moro, che si sono imbarcati presso la chiesetta e cappella ducale di S.Cristoforo.
È stato Ludovico a gettare le basi per questo matrimonio, manovra politica d’unione fra il nord e il sud, manovra finanziaria per la notevole consistenza della dote della fanciulla. Ludovico aveva gettato le basi e Re Alfonso aveva accettato.
“Venite, Isabella, vi devo parlare. Rallegratevi, è la vostra prima prova di donna, da oggi siete fidanzata. Ho accettato ufficialmente per voi amatissima figlia, Gian Galeazzo Sforza, Signore di Milano.”
E così oggi Isabella è arrivata. Forse felice ma troppo confusa per saperlo, si abbandona al movimento dell’acqua del Naviglio, mentre guarda di sottecchi il profilo di Gian Galeazzo, che fra poche ore sarà unito a lei in matrimonio.
È una giornata spettacolare, questa; lungo le Alzaie del Naviglio Grande è accorso tutto il popolo milanese, per riempirsi gli occhi di meraviglia.
Ma non sarà sempre così. Non sarà affatto così…
Isabella attraverserà dodici mesi di delusione, e per ora non guardiamo oltre. Dodici mesi di solitudine e di disattenzione da parte del suo fragile, timido consorte, succube dello zio Ludovico che di fatto è il vero Signore del Ducato, il reggitore delle sorti; e Gian Galeazzo continua a non sapersi far valere. Con lei, poi…
“Molle, giocoso, ama i divertimenti infantili, sta tutto il giorno fra cani e cavalli. Perchè non si scuote? Ha scoperto forse in me un filone di pazienza infinita? Forse che io non conosco i riti e le regole delle cose d’amore? Questo punto così decisivo della vita coniugale?”
È cupa Isabella, insoddisfatta. Scrive al padre, palesando la sua delusione. Re Alfonso si rabbuia, chiede ragione a Ludovico. E Ludovico organizza una grande festa in onore della giovane sposa napoletana. Una festa trionfale, tutta dedicata a lei. Prima raggiunge il nipote Gian Galeazzo nel suo appartamento privato e lo minaccia, lo insulta, lo guarda sprezzandolo. Poi convoca il suo ingegnere, il suo architetto, il suo artista, il geniale Leonardo da Vinci.
“Messer Leonardo, una festa, una festa capace di far spianare la fronte e alzare le labbra in un sorriso a donna Isabella, capace di farle dimenticare lunghi giorni di malumore, una festa capace di rendere increduli gli ospiti. E’ questione d’importanza vitale e voi solo , voi solo…”
La sera di mercoledì 13 gennaio 1490 va in scena un grandioso spettacolo nell’imponente Sala Verde del Castello Sforzesco.
“Per volere del Moro in honore et gloria de la Ill.ma et Ecc.ma Duchessa Isabella, per darle solazo et piacere”.
Isabella indossa un abito di broccato d’oro in campo bianco ed è avvolta in un mantello di seta bianca. Gian Galeazzo ha un abbigliamento cremisi, tono su tono. Ludovico in abito di velluto morello foderato di zibellino. La festa si apre con una serie di danze affidate a ballerini. Segue poi una rappresentazione mimata dove gentiluomini vestiti alla francese, alla spagnola, alla veneta, alla fiorentina, porgono omaggio a Isabella e Gian Galeazzo in nome degli Stati che rappresentano. Infine, il momento culminante: lo scenario del Paradiso. Una semisfera tutta d’oro a simulare un cielo “con grandissimo numero di lumi a guisa di stelle e pianeti”, all’interno della quale una rappresentazione allegorica, con gli Dei dell’Olimpo e le Grazie a far da protagonisti. Un incanto possibile solo a Leonardo.
Gian Galeazzo ha regalato alla consorte un diamante con una catenella d’oro da legarsi sulla fronte. Con questo monile il giorno successivo, in carrozza, in compagnia di una sua dama, Isabella raggiungerà il Naviglio Grande. Sosterà a lungo a guardarlo, dal finestrino della carrozza. Poi, appoggiandosi con un sospiro alla spalliera del sedile di raso ricamato, ordinerà di riprendere la via del Castello.