Il Governo spagnolo decide – e siamo nel 1575 – di riprendere il progetto di congiungere Milano al Ticino passando per Pavia.
Un nuovo Naviglio navigabile che avrebbe ricalcato il percorso del canale scavato per ordine di Galeazzo Visconti per alimentare d’acqua il Castello di Pavia.
Quattro anni dopo gli ingegneri Giuseppe Meda e Francesco Romussi ricevono l’incarico ufficiale.
Certo la realizzazione dell’intera opera presenta una cifra vertiginosa: 76.500 scudi, indiscutibile che ci si debba riflettere, però l’attesa per ricevere l’approvazione del Re Filippo II di Spagna supera di gran lunga la più indulgente pazienza.
Fino ad arrivare al 1598.
Anno funestato dalla morte del Re; l’anno successivo muore anche l’ingegner Giuseppe Meda.
Il nuovo secolo, 1600, si apre con la nomina a Governatore di Milano del Conte Fuentes che, ottenuta rapidamente (e finalmente) l’approvazione del nuovo Sovrano Filippo III, affida i lavori di nuovo all’ingegner Romussi affiancato ora dall’ingegner Alessandro Bisnati. L’opera sarà finanziata con l’esborso di 50.000 scudi da parte del Governo; i restanti 26.500 scudi verranno addossati ai cittadini con pesanti tasse aggiuntive dette “di miglioria”.
Nonostante il malumore dei milanesi, i lavori sembrano procedere speditamente al punto che il Conte Fuentes per festeggiare il completamento della II° Conca (quella che sarà poi definita “Fallata”) ordina che venga eretto un monumento “Il Trofeo” all’imbocco del Naviglio Pavese con la Darsena.
Alla morte del Governatore nel 1610, il Governo Spagnolo chiede ai responsabili degli infiniti lavori il rendiconto contabile. I conti non tornano, la Camera Regia ha altre priorità, così l’anno successivo i lavori vengono sospesi definitivamente.
Si faranno altri due tentativi di ripresa nel 1637 e nel 1646, infine non se ne parlerà più.
Sarà questa mancata conclusione a dare il nome di “Fallata” alla Conca che in un primo tempo era stata la Conca del “Trionfo”, monumento del quale restano frammenti conservati al Castello Sforzesco.
Trascorrono i decenni, cambia la dominazione che diventa quella austriaca.
“Vogliamo e ordiniamo che si debba formare un canale navigabile da Milano a Pavia e che si debba pure intraprendere quanto sarà necessario per rendere navigabile l’Adda da Lecco al Naviglio della Martesana”.
Lo afferma l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, peccato, tutto rimane sulla carta.
“Il canale da Milano a Pavia sarà reso navigabile. Mi sarà presentato il progetto il 1° ottobre e i travagli saranno diretti in modo da essere terminati nello spazio di 8 anni.”
Lo promette Napoleone dopo la sua incoronazione in Duomo; ignaro del proprio destino, la campagna di Russia, la sconfitta di Lipsia, l’abdicazione nel 1814.
La via d’acqua rimane silenziosa sino al 1817 quando i lavori riprendono con assidua attività.
Finalmente conclusa, il 16 agosto 1819 si celebrerà, alla presenza dell’Arciduca Ranieri – Vicerè del nuovo Regno Lombardo Veneto, la solenne inaugurazione di quella realizzazione così travagliata.
Giovanna Ferrante