Per ricordare Ugo Foscolo, ho scelto un brano del mio libro “UN FUOCO DI BRACI”
Il poeta amava Zante, l’isola mai dimenticata, la terra che ne vide la nascita.
Ho usato parole mie nel romanzo, spero di aver interpretato il suo pensiero.
“Lo so Carlo che tu non lasceresti mai e poi mai la tua amatissima Milano, ma hai forse visto la mia isola? Zàkunthos. Antica base militare ateniese dalla storia millenaria.
Terra di vigneti e di uliveti, terra di un sole implacabile che arroventa i sassi e le case, e ha incendiato anche il mio sangue visto che tu mi dici che sono sempre d’umore che ribolle. Certo, ho un animo caldo, forte, sono disprezzatore della fortuna come della morte. Sì, sono arso senza tregua dalla mia fiamma, ma potresti anche dirmi che sono ricco d’ingegno fuori dal comune. Anzi, dovresti dirmelo, perché lo sai che è così, sono rozzo indocile impulsivo, ma sono anche geniale e per di più ambiziosissimo!”.
La risata forte, a piena gola, di Foscolo riempie la cucina di casa Porta in Contrada degli Omenoni, dove è andato a far visita al suo amico Carlo.
“Dunque, dicevo, che paragone puoi fare tu? Con questa città plumbea, piovosa, che mi fa soffrire orribilmente a causa del freddo umido che paralizza ogni iniziativa; al contrario di tutto quello che ti posso raccontare di Zante. A cinque anni già facevo il bagno nell’acqua di mare, un mare splendido, mangiavo pesce pescato da poche ore e arrostito su falò che profumavano di resina. Troppo cielo, troppo azzurro per voi, troppo il verde straripante che arriva fino a lambire le onde percorse dai venti. Tutto questo è nettare. Tu tutto ordine e ragione, io ti parlo di leggende e di magia. Tutti dovrebbero sentire il richiamo delle leggende che si aggirano nel mondo, ci aiutano a sognare. Come l’odore della terra di Zante e quello del mare, che sono l’abbondanza della vita”.
Giovanna Ferrante